lunedì 6 dicembre 2010

Io non sono che un vescovo della Chiesa cattolica che continua a trasmettere la dottrina.



MONSIGNOR MARCEL LEFEBVRE

OMELIA DELLE CONSACRAZIONI EPISCOPALI

ECÔNE, 30 GIUGNO 





Eccellenza caro monsignor de Castro Mayer, miei carissimi amici, miei carissimi fratelli, eccoci riuniti per una cerimonia certamente storica; innanzi tutto desidero darvi alcune notizie.


La prima vi stupirà forse un po', come ha stupito un po' me stesso. Ieri sera è arrivato un visitatore, un inviato della nunziatura di Berna, con un plico contenente un appello del Santo Padre che metteva semplicemente a mia disposizione una vettura che avrebbe dovuto portarmi ieri sera stessa a Roma, per evitare che facessi oggi queste consacrazioni. E questo senza dirmi né perché né dove dovevo recarmi a Roma. Giudicate voi stessi l'opportunità e la saggezza di questa domanda.


Sono andato a Roma per molti giorni nel corso di quest'anno, anche per settimane, il Santo Padre non mi ha mai invitato ad incontrarlo. Sarei stato certamente felice di vederlo se degli accordi fossero stati definitivi. Ecco dunque questa informazione. Ve la comunico così semplicemente come io stesso l'ho appresa ieri da una lettera della nunziatura.


Ed ora vi suggerisco qualche indicazione riguardo alla cerimonia e al modo per voi di comprendere appieno il suo significato.


I futuri consacrati, i futuri vescovi, hanno già prestato nelle mie mani il giuramento che si trova nel piccolo libro che alcuni di voi hanno senza dubbio acquistato per seguire la cerimonia della consacrazione dei vescovi. Il giuramento è dunque già stato pronunciato, insieme al giuramento antimodernista, come era prescritto una volta per la consacrazione dei vescovi, ed alla professione di fede. Hanno già fatto questi giuramenti e questa professione nelle mie mani dopo il piccolo ritiro che ha avuto luogo a Sierres questi ultimi giorni. Non vi stupite dunque se cominciamo immediatamente con le interrogazioni sulla fede, la fede che la Chiesa domanda a coloro che stanno per essere consacrati.


Vi informo inoltre che dopo la cerimonia potrete domandare la benedizione di questi vescovi e baciare loro l'anello episcopale. Non vi è líuso, nella Chiesa, di baciare le mani del vescovo come si baciano le mani dei sacerdoti novelli, come l'avete fatto ieri. Ma si chiede loro la benedizione e si bacia l'anello.


Infine, avete a vostra disposizione libri e fascicoli che contengono tutti gli elementi che possono farvi ben comprendere perché questa cerimonia, apparentemente fatta contro la volontà di Roma, non è affatto uno scisma. Noi non siamo scismatici. Se la scomunica è stata pronunciata contro i vescovi di Cina, che si sono separati da Roma e che si sono sottomessi al governo cinese, si comprende assai bene perché il Papa Pio XII li abbia scomunicati.


Non si tratta di separaci da Roma e di sottometterci ad un qualche potere estraneo a Roma, né di costituire una sorta di chiesa parallela come hanno fatto per esempio i vescovi di Palmar de Troya in Spagna, i quali hanno nominato un papa ed hanno istituito un collegio di cardinali. Per noi non si tratta affatto di cose simili. Lungi da noi questo miserabile pensiero di allontanarci da Roma. Al contrario, è per manifestare il nostro attaccamento alla Chiesa di sempre, al Papa e a tutti coloro che hanno preceduto questi papi che disgraziatamente dal Concilio Vaticano II hanno creduto di dover aderire a errori gravi che stanno demolendo la Chiesa e distruggendo il sacerdozio cattolico. Voi troverete proprio in questi fascicoli che mettiamo a vostra disposizione uno studio assolutamente ammirevole fatto dal professore Georg May, direttore del Seminario di Diritto Canonico dell'Università di Magonza in Germania, che spiega meravigliosamente perché ci troviamo nel caso di necessità per venire in aiuto alle vostre anime, in vostro aiuto.


I vostri applausi di poc'anzi penso che non siano una manifestazione puramente naturale, bensì una manifestazione spirituale che traduce la vostra gioia di avere infine dei vescovi e dei sacerdoti cattolici che salvino le vostre anime, che donino alle vostre anime la vita di Nostro Signore Gesù Cristo, con la dottrina, i sacramenti, la fede, il Santo Sacrificio della Messa. Vita di Nostro Signore di cui avete bisogno per andare in Cielo e che sta per scomparire dovunque in questa chiesa conciliare. Essa segue dei sentieri che non sono sentieri cattolici. Essi portano semplicemente all'apostasia. È per questo che noi procediamo a questa cerimonia.


Lungi da me di erigermi a papa. Io non sono che un vescovo della Chiesa cattolica che continua a trasmettere la dottrina. Io penso, e ciò senza dubbio non tarderà, che si possano scrivere sulla mia tomba queste parole di san Paolo: "Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto", semplicemente. Sono il postino che porta una lettera. Non sono io che ho scritto questa lettera, questo messaggio, questa parola di Dio: è Dio stesso, è Nostro Signore Gesù Cristo stesso.


Noi abbiamo trasmesso ciò che abbiamo ricevuto, tramite questi sacerdoti qui presenti e tramite tutti coloro che hanno creduto di dover resistere a questa ondata di apostasia nella Chiesa, conservando la fede di sempre e trasmettendola ai fedeli. Noi non siamo che dei portatori di questa novella, di questo Vangelo che Nostro Signore Gesù Cristo ci ha donato e anche dei mezzi per santificarci: la Santa Messa, la vera Santa Messa, i veri sacramenti che donano realmente la vita spirituale.


Mi sembra di sentire, miei carissimi fratelli, le voci di tutti questi papi da Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, che ci dicono: "Ma di grazia, di grazia, che state facendo dei nostri insegnamenti, della nostra predicazione, della fede cattolica: volete abbandonarla? Volete lasciarla scomparire da questa terra? Di grazia, di grazia, continuate a conservare questo tesoro che vi abbiamo dato. Non abbandonate i fedeli, non abbandonate la Chiesa! Continuate la Chiesa! Poiché infatti dal Concilio, ecco che le autorità romane adottano e professano ciò che noi abbiamo condannato. Come è possibile questo? Noi abbiamo condannato: il liberalismo, il comunismo, il socialismo, il modernismo, il sillonismo (democratismo cristiano). Tutti gli errori che abbiamo condannato, eccoli ora professati, adottati, sostenuti dalle autorità della Chiesa. È possibile questo? Se non fate qualcosa per continuare questa Tradizione della Chiesa che vi abbiamo trasmesso, tutto sparirà. La Chiesa sparirà. Le anime saranno perdute".


Ci troviamo davanti ad un caso di necessità. Noi abbiamo fatto di tutto per far sì che Roma comprenda la necessità di ritornare all'attitudine del venerato Pio XII e di tutti i suoi predecessori. Abbiamo scritto. Siamo andati a Roma. Abbiamo parlato. Abbiamo inviato delle lettere, mons. de Castro Mayer ed io stesso, parecchie volte a Roma. Abbiamo tentato con questi colloqui, con tutti i mezzi, di arrivare a far comprendere a Roma che dal Concilio in poi, da questo aggiornamento, questo cambiamento che si è prodotto nella Chiesa non è cattolico, non è conforme alla dottrina di sempre. Questo ecumenismo e tutti questi errori, questo collegialismo, tutto ciò è contrario alla fede della Chiesa e sta distruggendo la Chiesa. È per questo che noi siamo persuasi che, procedendo a queste consacrazioni, oggi obbediamo all'appello di questi papi e di conseguenza all'appello di Dio poiché essi rappresentano Nostro Signore Gesù Cristo nella Chiesa.


"E perché, monsignore - mi si dice - avete interrotto questi colloqui che sembravano tuttavia avere un certo successo?" Precisamente perché nello stesso momento in cui firmavo il protocollo, nello stesso minuto, l'inviato del cardinale Ratzinger, che mi portava questo protocollo da firmare, mi affidava in seguito una lettera nella quale mi chiedeva di domandare perdono per gli errori fatti. Ma se sono nell'errore, se insegno degli errori, è chiaro che devo essere ricollocato nella verità. Nello spirito di quelli che mi hanno inviato questo documento da firmare, attraverso cui riconosco i miei errori, questa stessa proposta equivale a dire: se voi riconoscerete i vostri errori, noi vi aiuteremo a ritornare nella verità. Quale è questa verità per loro se non la verità del Vaticano II, se non la verità di questa Chiesa Conciliare? Di conseguenza è chiaro che per il Vaticano la sola verità che esiste oggi è la verità conciliare, è lo spirito del Concilio, è lo spirito di Assisi. Ecco la verità di oggi. E questa noi non la vogliamo, per nulla al mondo!


È per questo che, constatando la volontà ferma delle autorità romane attuali di annientare la Tradizione e di condurre tutti allo spirito del Vaticano II e allo spirito d'Assisi, abbiamo preferito ritirarci, evidentemente, e dire: non possiamo!E impossibile. Non era possibile metterci sotto l'autorità del cardinal Ratzinger, presidente della commissione romana che doveva dirigerci: ci saremmo messi nelle sue mani, e di conseguenza nelle mani di coloro che vogliono riportarci allo spirito del Concilio ed allo spirito d'Assisi: questo non era possibile. È per questo che ho inviato una lettera al papa dicendogli molto chiaramente: non possiamo; malgrado tutti i desideri che abbiamo di essere in piena comunione con Voi. Visto questo spirito che regna adesso a Roma e visto che volete comunicarcelo, preferiamo continuare nella Tradizione, conservare la Tradizione, aspettando che questa Tradizione ritrovi il suo posto tra le autorità romane, nello spirito delle autorità romane.


Questo stato di cose durerà quanto il Buon Dio ha previsto, non sta a me sapere quando la Tradizione ritroverà i suoi diritti a Roma, ma penso che è mio dovere dare i mezzi per fare quella che chiamerei operazione sopravvivenza, operazione sopravvivenza della Tradizione. Oggi, in questo giorno, si realizza l'operazione sopravvivenza. E se io avessi fatto questa operazione con Roma continuando gli accordi che avevamo firmato e seguendo la messa in opera di questi accordi, avrei realizzato l'operazione suicidio. Non c'è possibilità di scelta: dobbiamo sopravvivere! Ed è per questo che oggi, consacrando questi vescovi, sono persuaso di continuare a far vivere la Tradizione, vale a dire la Chiesa Cattolica.


Voi sapete bene, miei carissimi fratelli, sapete bene che non possono esserci sacerdoti senza vescovi. Tutti questi seminaristi qui presenti, se domani Dio mi chiamerà - e questo avverrà senza dubbio tra non molto - da chi riceveranno il sacramento dell'Ordine? Dai vescovi conciliari, i cui sacramenti sono tutti dubbi perché non si sa esattamente quali siano le loro intenzioni? Non è possibile. Ora, quali sono i vescovi che hanno conservato la Tradizione, che hanno conservato i sacramenti tali e quali la Chiesa li ha amministrati da venti secoli fino al Concilio Vaticano II? Ebbene siamo monsignor de Castro Mayer e io stesso. Io non posso farci nulla ma è così. E dunque molti seminaristi si sono affidati a noi, hanno sentito che qui c'era la continuità della Chiesa, la continuazione della Tradizione. E dunque sono venuti nei nostri seminari, malgrado le difficoltà che hanno incontrato, per ricevere una vera ordinazione sacerdotale, e per poter offrire il vero Sacrificio del Calvario, il vero Sacrificio della Messa e darvi i veri sacramenti, la vera dottrina, il vero catechismo: ecco lo scopo di questi seminari.


E dunque non posso in coscienza lasciare orfani questi seminaristi. Non posso lasciare anche voi orfani, scomparendo senza fare niente per l'avvenire. Non è possibile. Sarebbe contrario al mio dovere. È per questo che abbiamo scelto, con la grazia di Dio, dei sacerdoti della nostra Fraternità che ci sono sembrati i più idonei e che allo stesso tempo si trovano in situazioni ed in funzioni che permettono loro di compiere più facilmente il loro ministero episcopale, di amministrare la cresima ai vostri figli e di poter infine conferire le ordinazioni nei nostri diversi seminari.


Così io credo che con la grazia di Dio noi, monsignor de Castro Mayer ed io, con questa consacrazione, avremo dato i mezzi ai cattolici che lo desiderano di mantenersi nella Chiesa dei loro genitori, dei loro nonni, dei loro antenati; questa Chiesa per la quale sono state fondate le vostre parrocchie, sono state costruite tutte queste belle chiese dotate di altari maestosi, spesso distrutti per mettere al loro posto una tavola, manifestando così il cambiamento radicale che si è attuato a partire dal Concilio riguardo al Santo Sacrificio della Messa che è il cuore della Chiesa e che è anche lo scopo del sacerdozio.


E dunque vogliamo ringraziarvi di essere venuti numerosi per incoraggiarci nel compimento di questa cerimonia. Noi ci volgiamo verso la Vergine Maria. Voi sapete bene, miei carissimi fratelli - è stato detto - che Leone XIII, in seguito ad una visione profetica che ebbe, ha affermato che un giorno la Sede di Pietro sarebbe stata la sede dell'iniquità. Lo dice in uno dei suoi esorcismi, nell'"Esorcismo di Leone XIII". Questo avviene già oggi? Oppure domani? Non so. Ma in ogni caso è stato annunciato. L'iniquità può essere molto semplicemente l'errore.


L'errore é un'iniquità: non professare più la Fede di sempre, non professare la Fede cattolica, è un grave errore; se esiste un'iniquità massima, è proprio questa! E credo veramente di poter dire che non c'è stata mai un'iniquità più grande nella Chiesa della giornata di Assisi, la quale è contraria al primo Comandamento di Dio ed è contraria al primo articolo del Credo! E incredibile che si sia potuta realizzare una cosa simile nella Chiesa davanti agli occhi di tutta la Chiesa stessa così umiliata! Non abbiamo mai subìto una umiliazione simile. Potrete tra l'altro trovare tutto questo nel piccolo libro di don Le Roux, che è stato pubblicato appositamente per darvi dei ragguagli sulla situazione romana odierna.


E non soltanto il buon Papa Leone XIII ha profetizzato queste cose, ma anche la Madonna. Recentemente il sacerdote priore di Bogotà in Colombia mi ha portato un libro sulle apparizioni di Nostra Signora del "Buen Suceso", del Buon Successo, alla Quale è dedicata una chiesa, una grande chiesa in Ecuador, a Quito, capitale dell'Ecuador. Di queste apparizioni è stata privilegiata una religiosa del convento di Quito, poco dopo il Concilio di Trento, dunque alcuni secoli fa come vedete. Ebbene, la Santissima Vergine ha lasciato a questa religiosa alcune profezie concernenti il XX secolo (il messaggio è stato tramandato per iscritto; l'apparizione stessa è stata riconosciuta, riconosciuta da Roma, riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche poiché si è costruita una magnifica chiesa per la Vergine, il viso della Quale - dicono gli storici - è stato terminato miracolosamente: l'artista stava per scolpire il volto della Vergine quando lo ha trovato miracolosamente compiuto. Questa Vergine miracolosa è dunque onorata con una devozione particolare dai fedeli dell'Ecuador). Ella ha detto esplicitamente: durante il XIX secolo e la maggior parte del XX secolo degli errori si propagheranno sempre più fortemente nella Santa Chiesa, e metteranno la Chiesa in una situazione di assoluta catastrofe, di catastrofe! I costumi si corromperanno e la fede si estinguerà. Il che noi non possiamo non constatarlo.


Mi scuso di continuare il racconto di questa apparizione, ma parla di un prelato che si opporrà assolutamente a questa ondata di apostasia e a questa ondata di empietà preservando il sacerdozio, formando dei buoni sacerdoti. Farete voi l'applicazione, io non voglio farla. Io stesso sono rimasto stupefatto leggendo queste righe, non posso negarloÖ È scritto, è stampato, è consegnato negli archivi di questa apparizione.


Inoltre voi conoscete bene le apparizioni di La Salette, in cui la Madonna dice che Roma perderà la Fede, che ci sarà un'eclissi a Roma; eclissi: considerate cosa possa significare da parte della Santa Vergine questa espressione.


E poi, infine, il segreto di Fatima, che è più vicino a noi. Certamente il terzo segreto di Fatima deve fare allusione a queste tenebre che hanno invaso Roma, queste tenebre che invadono il mondo a partire dal Concilio. Ed è proprio per questo, senza dubbio, che il papa Giovanni XXIII ha pensato fosse meglio non pubblicare il segreto, dal momento che avrebbe dovuto prendere delle misure in relazione ad esso e che ormai non si sentiva forse più capace di cambiare completamente gli orientamenti che cominciava a prendere in vista del Concilio e per il Concilio. Ecco dei fatti sui quali, io penso, possiamo fare affidamento.


Allora noi ci rimettiamo alla Provvidenza; siamo persuasi che Dio sa ciò che fa.


Quando il cardinal Gagnon ci ha visitato 14 anni dopo la prima visita di Roma (pur essendo stati sospesi e definiti fuori dalla comunione con Roma, contro il papa, ribelli, dissidenti per questi 14 anni), ha riconosciuto egli stesso che ciò che facciamo sarà senza dubbio ciò che sarà necessario fare per la nuova ricostruzione della Chiesa; poi ha assistito in prima persona, secondo il cerimoniale pontificale, alla Messa che celebravo l'8 dicembre per il rinnovo delle promesse dei nostri seminaristi, quantunque io sia (ufficialmente) sospeso a divinis, e non dovrei più amministrare i sacramenti; dunque, dopo 14 anni ci viene detto gentilmente: avete fatto bene! Dunque abbiamo fatto bene a resistere.


Ebbene, sono persuaso che oggi siamo nelle stesse circostanze. Compiamo un atto di apparente disubbidienza; purtroppo i media non ci aiutano in questo senso...poiché senza dubbio desiderano - per quanto possono - fare titolo sui giornali: lo scisma, la scomunica,... per quanto ci riguarda noi siamo persuasi che tutte queste accuse di cui siamo oggetto sono nulle, assolutamente nulle! È per questo che non ne teniamo assolutamente conto. Così come non abbiamo tenuto conto della sospensione e abbiamo finito per ricevere le felicitazioni della Chiesa, della stessa Chiesa progressista, ugualmente tra qualche anno (io non lo so, Dio solo conosce il numero degli anni necessari perché venga il giorno in cui la Tradizione ritrovi i suoi diritti a Roma) saremo abbracciati dalle autorità romane che ci ringrazieranno di aver mantenuto la fede nei seminari, nelle famiglie, nelle città, nei paesi, nei nostri conventi, nelle nostre case religiose per la più grande gloria di Dio e per la salvezza delle anime.


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.







CHIARIMENTI SULLE CONSACRAZIONI EPISCOPALI CONFERITE DA MONS. LEFEBVRE DA PARTE DI UN GRUPPO DI TEOLOGI DI MONS. DE CASTRO MAYER









1. Necessità




Davanti alla crisi attuale senza precedenti nella storia della Chiesa, crisi della fede e della morale; davanti al progressismo che non è altro che il modernismo infiltratosi fin nelle più alte cariche della Chiesa; davanti alla deplorevole apostasia generalizzata dei preti e dei vescovi, è di estrema necessità e di massima urgenza avere dei vescovi fedeli alla Tradizione.


Necessità, per la conservazione e la trasmissione pura e integra del deposito della fede e per l'ordinazione di sacerdoti che garantiscano la continuità della celebrazione del Santo Sacrificio della Messa e dell'amministrazione dei sacramenti.


Urgenza, perché sono più di vent'anni che questa crisi dura senza alcuna prospettiva di cambiamento da parte delle autorità attuali: è impossibile attendere oltre.


I teologi insegnano (Cfr. Dom Grea, La Costituzione divina della Chiesa, cap. sull'Azione straordinaria dell'Episcopato, p. 240-264) che, per realizzare una consacrazione episcopale senza mandato pontificale, sono necessarie due condizioni:


1. Che ci sia una situazione che metta in pericolo l'esistenza stessa della religione in una parte considerevole della cristianità.


La crisi della fede è oggi universale: l'apostasia occupa tutti i campi, tutti i settori della Chiesa. Come ha dichiarato Dom Manuel Pestana, vescovo di Anapolis (Brasile) in una recente intervista (Jornal do Brasil dell'11.3.1988), quantunque egli non abbia affatto la nostra posizione: "Io credo che abbiamo ormai passato i limiti del tollerabile... Non è soltanto il fumo di Satana che è entrato nella Chiesa da una fessura nascosta come diceva il Santo Padre Paolo VI: ma è piuttosto passando attraverso le grandi porte che il diavolo è interamente presente nelle più alte sfere della gerarchia, per mezzo dei suoi fedeli seguaci".


2. Che vi sia impossibilità di ricorrere alle autorità competenti.


L'impossibilità di ricorrere alle autorità competenti è evidente. In effetti, si constata dolorosamente la cooperazione di Roma alla distruzione generale della fede cattolica. Come ha affermato mons. Lefèbvre (omelia del 29.06.1987), Roma vuole edificare attualmente il Pantheon di tutte le religioni come hanno fatto gli imperatori pagani. Come ricorrere a Roma se Roma sostiene il male? Se è Roma che ha realizzato il deplorevole incontro di tutte le religioni ad Assisi, invitando inoltre ciascuna di esse ad invocare il proprio falso dio? Ciò fu, incontestabilmente, un'ingiuria a Dio, una negazione della necessità della redenzione, una mancanza di giustizia e di carità nei confronti degli infedeli, uno scandalo per i cattolici e un tradimento della missione della Chiesa e di Pietro. Come dunque ricorrere a Roma per mantenere la Tradizione? Si realizza sotto i nostri occhi la triste profezia della Madonna a La Salette: "Roma perderà la fede...".


Noi facciamo nostre le parole di mons. Lefèbvre: "Noi aderiamo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima alla Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento di questa stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità. Noi rifiutiamo al contrario, e l'abbiamo sempre rifiutata, la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e, dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono uscite".




2. "L'Accordo"




Abbiamo sempre desiderato la pace e l'unione. È mons. Lefèbvre stesso che ha domandato un visitatore a Roma. Ma l'accordo desiderato non potrebbe realizzarsi se non mantenendo la nostra identità, fondata sulla dottrina tradizionale della Chiesa. In caso contrario, esso sarebbe fragile e superficiale.


La Santa Sede ha inviato un visitatore nella persona del cardinale Edouard Gagnon. Dopo un minuzioso esame delle opere della Fraternità San Pio X, il cardinale non ha avuto, l'8 dicembre 1987, che elogi verso l'arcivescovo e la sua opera: "Io voglio dire che siamo stati colpiti ovunque. Nutriamo una grande ammirazione per la pietà della persone, per l'attualità e l'importanza delle opere, soprattutto per quel che riguarda la catechesi, la formazione, l'amministrazione dei sacramenti. Di certo, abbiamo in mano tutto ciò che è necessario per fare un rapporto molto positivo" (Fideliter, n. 62, marzo-aprile 1988, p. 29).


Ora, quest'opera sacerdotale lodata e ammirata dal papa, opera che conta centinaia di sacerdoti e di seminaristi, un gran numero di religiosi, di priorati, di scuole, di seminari ecc... non può sussistere se non le sono concessi dei vescovi secondo la Tradizione.


Perché è stata rifiutata a mons. Lefèbvre l'autorizzazione alla consacrazione? Il motivo risiede nella fedeltà alla Tradizione: egli non vuole coinvolgere la sua Fraternità nell'attuale autodemolizione della Chiesa.


Tessere l'elogio e la difesa di un'opera ed in seguito condannarla a morte rifiutandole dei vescovi, significa rifare il gesto di Pilato che ha dichiarato l'innocenza di Gesù e l'ha condannato alla croce. E questo avviene nel momento in cui il Vaticano ha appena dato un certificato pubblico di buone intenzioni al comunista (ateo e materialista) Mikhaîl Gorbatchev! (Cfr. O Globo del 10.06.1988, p. 15).


I giornali europei hanno da poco annunciato l'ordinazione sacerdotale del pastore protestante Max Thurian, conferita dal cardinale Ursi di Napoli, senza che il primo abbia fatto una qualsiasi abiura delle sue eresie (Le Monde del 12.05.1988; La Croixdell'11.05.1988; Présent del 19.05.1988).


Jean Guitton, grande amico e confidente di Paolo VI, si lamentava: "Come posso far comprendere ai miei amici separati che la nostra Chiesa sia così accogliente nei loro confronti, quando essi la vedono così dura nei confronti di alcuni fedeli?... È difficile aprire le braccia a quelli che sono al di fuori e chiuderle a quelli che sono dentro..."("Silence sur l'essentiel", p. 42).


Quale contraddizione può esserci più grande di questa: apertura e comprensione per i nemici della Chiesa da una parte; castighi per quelli che vogliono restare fedeli, dall'altra?




3. Scisma




Scisma vuol dire rottura. Rottura con la Chiesa e con il suo capo, il papa. Questo nel caso, evidentemente, che il papa sia con la Chiesa. Ora, rompere con chi ha rotto con la Tradizione non è scisma, ma fedeltà. Non si può avere un'unione di carità con qualcuno che ha rotto con l'unità della fede della Chiesa. Allo stesso modo, rivoltarsi contro dei nemici invasori della patria, non costituisce una ribellione ma un atto di patriottismo.


San Roberto Bellarmino dice: "Così come è lecito resistere a un pontefice che aggredisce i corpi, è ugualmente lecito resistere a chi aggredisce le anime... e soprattutto a chi potrebbe tentare di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo ciò che ordina e impedendo l'esecuzione della sua volontà" (De Rom. Pont., Lib.II, c. 29).


La Storia della Chiesa registra diversi esempi di santi che, per rimanere fedeli, hanno resistito all'autorità ecclesiastica prevaricatrice. Così San Goffredo d'Amiens, San Ugo di Grenoble e Guy di Vienna (divenuto più tardi Papa Callisto II) hanno scritto a Papa Pasquale II che tentennava riguardo alla questione delle investiture: "Se, come noi assolutamente non crediamo, voi sceglieste un'altra via e rifiutaste di confermare le decisioni di nostra paternità - che Dio non voglia! - ci costringereste ad allontanarci dalla vostra obbedienza" (apud Bouix, Tract. de Papa, T.II p. 650).




4. Scomunica




Le pene canoniche suppongono un delitto, un peccato grave. Ora, è forse un delitto o un peccato essere fedeli alla Tradizione? Inoltre, le leggi della Chiesa, come qualsiasi altra legge, sono un'ordinazione della ragione promulgata in vista del bene comune. Le leggi non sono arbitrarie né possono essere utilizzate arbitrariamente.


Così, non può esserci consacrazione senza mandato pontificale, ma d'altra parte, il papa non può rifiutare questo mandato senza motivo proporzionato. Anzi, al contrario, è sua missione e suo dovere vegliare a che si abbiano dei vescovi per la trasmissione della vera dottrina e la conservazione dei sacramenti. Ancora peggio è rifiutare l'autorizzazione a causa del nostro attaccamento alla Tradizione.


Qualsiasi conferenza episcopale, anche quelle che favoriscono l'errore, ottiene facilmente l'autorizzazione per consacrare dei vescovi. Perché la Fraternità, riconosciuta dall'inviato del papa come opera di Dio per la restaurazione della Chiesa, si vede rifiutare questa autorizzazione?


La conservazione della fede e la salvezza delle anime sono la legge suprema della Chiesa (Cfr. canone 1752). Essendo suprema, tutte le altre leggi disciplinari le sono sottomesse.


Sant'Atanasio, nel IV secolo, non ha obbedito a papa Liberio che favoriva l'eresia ariana. A causa di ciò il papa l'ha scomunicato (Cfr. DZS, 238 Ep. Studens Paci). Tanto l'ordine dato quanto la scomunica portata sono arbitrari. Per tale motivo essi sono stati senza effetto. Sant'Atanasio non è stato scismatico. Mentre il Papa Liberio è passato alla storia come un indulgente verso l'eresia, Sant'Atanasio è stato canonizzato dalla Chiesa. Egli è in cielo. È questo che importa.


Che quelli che dicono di preferire sbagliarsi con il papa meditino queste pagine della storia della Chiesa:


"Quando il veleno ariano ebbe contaminato non una piccola regione ma il mondo intero, quasi tutti i vescovi latini cedettero all'eresia, alcuni costretti con la violenza, altri sedotti con la frode. Una specie di nebbia offuscò allora le menti, per cui non era possibile distinguere la via da seguire. Per essere al riparo da questa peste contagiosa il vero e fedele discepolo di Cristo dovette preferire l'antica fede a queste false novità"(San Vincenzo da Lerino, Commonitorium).






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