domenica 2 gennaio 2011

Hypocritae



Dixerunt in corde suo cognatio eorum simul:Quiescere faciamus omnes dies festos Dei a terra

Il Salmo 73 - che suggerisco di leggere per intero - è chiarissimo, ed è di monito anche per noi. E per quanti vanno in sollucchero per quattro piume sul capo dello sciamano, per la Menorah del Giudeo, per il Ramadàn del Maomettano, per le trombe dei Tibetani, financo per le prolisse liturgie degli Eterodossi, ma che guardano con orrore e disprezzo la tiara del Papa, la magnificenza dei nostri Riti millenari, la perfetta sacralità del latino, lo strepitusdel Venerdì Santo, le strofe di Noi vogliam Dio.

Un popolo che rinnega i padri, gli antenati, i Martiri, i Santi, la propria storia, le antiche radici che futuro può avere? E con che diritto, dopo aver osannato la blasfema laicità dello stato e indottrinato i politici cattolici a rinnegare la Regalità sociale di Cristo in nome della dignità umana e della libertà di religione, con che diritto pretende dai figli della vedova e dai loro accoliti di veder riconosciute le feste cristiane? Per folklore?

L'ipocrisia della chiesa riformata, che ha in odio il principio monarchico che la informa e si prostituisce all'idea pseudodemocratica della Massoneria,  che freme di perverso piacere al solo nominare la solidarietà che è parodia infernale della Carità cristiana, si merita di veder cancellati omnes dies festos Dei. E' essa stessa che l'ha voluto, quando ha fatto di tutto per togliere dalle Nazioni cristiane le leggi che riconoscevano nel Cattolicesimo la Religione di Stato. Sono stati i suoi Pontefici a provocare le premesse di questi eventi odierni, quando hanno elogiato quel libera Chiesa in libero Stato che Pio IX aveva condannato nel Sillabo, quando hanno relegato in un'oscura cripta il Tabernacolo per accogliere nel tempio di Dio il pantheonecumenico.

Se l'Europa si ricordasse del Natale, della Pasqua, dell'Ascensione e fin delle Tempora, a che servirebbe, se non per mascherare d'ipocrisia lo sfacelo postconciliare? Se le Nazioni devono essere laiche, dev'esserlo anche l'organismo che le riunisce. Se Cristo non ha il diritto di regnare sui singoli Stati, perché l'Unione Europea dovrebbe celebrarne la Nascita, la Passione, la Risurrezione?

Messori si lamenta dell'abbandono delle antiche tradizioni cristiane del nostro popolo. Ma dimentica che la loro scomparsa non è stata voluta dai fedeli, né da quanti non sono Cattolici né Cristiani: è la chiesa riformata, la sinagoga conciliare, che ha cancellato con un'opera meticolosa il latino, il gregoriano che il popolo sapeva a memoria, le Tempora, i digiuni, le Vigilie, i canti popolari, le melodie di Perosi, i Vespri della domenica, le adorazioni eucaristiche, le benedizioni, le processioni, il composto decoro della liturgia funebre, l'abito sacerdotale, il venerdì di magro, la penitenza. L'orgoglio stesso di esser Cristiani.

Era trionfalismo, dicevano i soloni del Concilio. La Chiesa doveva rinunciarvi per far propria una liturgia protestantizzata, resa ancor più sciatta dall'ignoranza e dalla trascuratezza di un clero demotivato e senza ideali. Doveva irridere ed emarginare il chierico con la veste, esaltando il prete operaio e il ribelle in abito civile. Doveva dismettere il manto regale e la corona, per rivestire i panni della serva, quando non le sconce vesti della meretrice o della mezzana. Doveva rimanere nascosta nelle sacrestie a sproloquiare di Lumen gentium, lasciando ai sindacati comunisti, ai partiti laicisti, ai divorzisti, agli abortisti, agli studenti sfaccendati il diritto di manifestare nelle piazze. Doveva togliere il velo alle donne, in nome di una fraintesa dignità su cui San Paolo avrebbe lanciato l'anatema. Doveva tacere la propria santa dottrina, lasciando che eretici e modernisti diffondessero i propri errori dai pulpiti, dalle cattedre, dai giornali sedicenti cattolici.

E così la Signora dei Popoli, la domina gentium, è finita sub tributo. Perché ora si lamenta perché con coerenza l'Europa non include il Natale in un'agenda?

Quando si scoprirà il sepolcro conciliare, imbiancato dall'alibi ipocrita della pastoralità, per scoprirne il marciume e i vermi che vi si annidano?

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