giovedì 13 gennaio 2011

LA COMUNIONE IN GINOCCHIO? NON SIA MAI!



di Francesco Colafemmina

Oggi riporto un articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria, ieri 10 gennaio 2011. L'articolo è una lettera aperta del mio editore e fraterno amico Manuel Grillo, vittima di un abuso da parte di un parroco che ha cercato di negargli la comunione soltanto perché si è inginocchiato dinanzi al Santissimo. Manuel mi ha confermato che, ritornato nella stessa chiesa, prima della Messa, il parroco lo ha avvicinato domandandogli: "e oggi come ha intenzione di ricevere la Comunione?". Alla risposta "in ginocchio", il parroco gli ha fatto notare che "così lei scandalizza l'assemblea dei fedeli". Ecco dunque l'ideologia comunitaria e assembleare prendere il sopravvento sul rispetto che si deve al Signore. E tutto ciò nasce dall'ideologia archeologistica del Concilio. Fu allora infatti che si pensò di introdurre la novità. Lo testimonia bene nelle sue memorie il Vescovo brasiliano Helder Camara: "l'opposizione all'eucaristia in piedi è condizionata da paure incoerenti: come se da secoli il sacerdote non si comunicasse in piedi!".
L'archeologismo filologico fu quello di saltare il Concilio Tridentino e andare ad epoche paleocristiane per recuperare ad esempio citazioni di San Basilio o Sant'Ireneo che consigliano lo stare in piedi, come testimonianza della resurrezione. In realtà l'adozione da parte di Roma della Comunione in ginocchio e in bocca coincide con la diffusione di eresie anti eucaristiche e trova la sua massima ragione nella negazione della presenza reale da parte del Protestantesimo. Visto che il Protestantesimo non è mai stato cancellato, non si vede dunque perché la Chiesa debba far finta che non esista, e arrotolarsi sulla sua storia.
Per questa ragione il Santo Padre amministra la comunione in bocca e in ginocchio: per far risaltare la centralità dell'Eucaristia e per insegnare agli uomini a riconoscere in essa la presenza reale di Cristo, il Cristo che si fa carne per la nostra salvezza.

E invece fu tipico dell'epoca conciliare questa sete di progresso al contrario: si predicava il progresso, ma lo si attuava ricorrendo al salto nel passato, rompendo la continuità della Chiesa e esponendo il culto alla desacralizzazione e alla banalizzazione perché eliminate le strutture protettive che la Chiesa aveva edificato nel corso di un millennio, si è esposta la fede ai pericoli e alle confusioni tipiche dell'era tardo antica, agli albori del medioevo, quando eresie e anarchie regnavano dappertutto.

Logicamente oggi l'impegno della Chiesa dovrebbe essere quello di "ri-educare" i sacerdoti. Perché fino a quando si idolatrerà il Concilio e il suo presunto Spirito, si continueranno ad ignorare gli strumenti correttivi che la Chiesa ha emanato anche negli ultimi anni, come appunto la Redemptionis Sacramentum del 2004.

Aggiungo anche una notazione ecclesiologica. Un ulteriore problema legato a questa vicenda nasce dal ruolo premaziale delle Conferenze Episcopali. E' infatti delegata dall'Institutio Generalis Missalis Romani, alle singole Conferenze Episcopali Nazionali, la decisione di distribuire la Comunione in piedi o in ginocchio. Dunque, l'autorità massima, il Papa, ha delegato con la riforma liturgica alle Conferenze Episcopali, una decisione di somma importanza. E naturalmente la CEI nel 1989, con un documento a firma del Cardinal Poletti (colui che ha fatto seppellire il boss della Banda della Magliana in Sant'Apollinare a Roma) definisce che il metodo migliore per ricevere la comunione sarebbe lo stare in piedi: "Particolarmente appropriato appare oggi l'uso di accedere processionalmente all'altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche".

La Redemptionis Sacramentum del 2004 afferma che in realtà, nonostante le decisioni delle Conferenze Episcopali, la comunione in ginocchio è il metodo migliore per ricevere la comunione e che il fedele non deve nemmeno fare riverenza perché già in ginocchio e che inoltre indipendentemente dalla decisione della CE, non la si può mai negare al fedele se egli sta "in piedi o in ginocchio".

Ma chi rispetta la Redemptionis Sacramentum? Pochi, perché l'autorità suprema, il Papa, è ecclesiologicamente ridotta dallo strapotere delle Conferenze Episcopali. E i sacerdoti preferiscono seguire la CEI che il Papa. D'altra parte non è il Papa stesso che agisce in contrasto con le norme CEI distribuendo la comunione in ginocchio e in bocca?


La Comunione mai in ginocchio?

DALL'EDITORE Manuel Grillo riceviamo la seguente lettera che pubblichiamo volentieri perché viene a sollevare un caso che nell'ambito religioso è sicuramente singolare oltre che interessante, sperando che il sacerdote chiamato in causa spieghi le ragioni del suo comportamento e su cosa esse poggiano.
“UNA storia che ha dell'incredibile. Mentre Papa Benedetto XVI continua a lanciare i propri chiari segnali per il ripristino della sacralità dell'eucaristia, a Vibo Valentia il sottoscritto è stato protagonista di un triste episodio d'intolleranza da parte di un sacerdote al momento di ricevere la comunione. E' accaduto durante la messa serale di domenica 2 gennaio nella chiesa dei Salesiani. In fila per ricevere la comunione, giunto al mio turno, come abitudine, mi sono inginocchiato dinanzi al Santissimo. Ma il prete mi intima: “Si alzi!”. Rotto il raccoglimento spirituale dinanzi al Cristo eucaristico chiedo il perché di questo ordine perentorio. Il prete risponde:“Se lei non si alza io non le do la comunione”. Sbigottito da una simile risposta, non perdendo la calma, rispondo al sacerdote che così facendo commetterebbe un intollerabile abuso pastorale.
Il prete, ignorandomi, si sposta, e continua a distribuire la comunione agli altri fedeli che - contrariamente a quanto prescritto dal- le norme della Cei - non sono ormai abituati neppure a fare la cosiddetta reverenza dinanzi al Santissimo. Vistomi rifiutare la Comunione resto tuttavia inginocchiato al mio posto fino a che il prete non termina di distribuire l'eucaristia. Soltanto allora, resosi ormai conto dello scandalo creato fra gli altri fedeli, il sacerdote si avvicina e mi offre l'ostia, ammonendomi: “Per questa volta passi, ma non sarà mai più tollerato, se vuole inginocchiarsi al momento della comunione vada in un'altra chiesa”.
Naturalmente, a messa terminata, provo ad avvicinare il sacerdote per chiedergli le ragioni di un simile comportamento, ma per tutta risposta il buon don, allontanandosi frettolosamente mi risponde “anche altre volte é stata negata la comunione in ginocchio, mi informerò”, lasciando non solo il sottoscritto amareggiato ma credo anche il resto dei fedeli con un punto interrogativo stampato nella testa: “cosa ha fatto di strano quel ragazzo per aver suscitato una simile reazione nel parroco?”.
Ebbene, io sono certo di essermi posto nel debito modo per ricevere i sacramenti, secondo la mia sen- sibilità e convinzione cattolica, e certamente nel pieno rispetto delle normative vigenti della chiesa. Afferma infatti la più recente istruzione vaticana in merito al modo in cui si riceve la comunione che: “ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l'Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.” Questa istruzione (si chiama Redemptionis Sacramentum), redatta, per disposizione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti d'intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata approvata, nella solennità di san Giuseppe, dallo stesso Pontefice il 19 marzo 2004, il quale ne ha disposto la pubblicazione e l'immediata osservanza da parte di tutti coloro cui spetta l'amministrazione dei sacramenti.
Onde evitare il ripetersi di abusi pastorali che ledono la dignità e i diritti dei fedeli, nonché la sacralità dell'atto eucaristico, è opportuno che il vescovo mon. Luigi Renzo intervenga con fermezza, com'è nella natura del suo ministero, su tale materia, al fine di fare luce e chiarezza per quei sacerdoti confusi ed incerti o, peggio, in errore sull'amministrazione dei sacramenti.

Manuel Grillo

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