martedì 4 gennaio 2011

L'Estrema Unzione: dottrina tradizionale e pratica attuale



La crisi che dopo l’ultimo concilio sta travagliando la Chiesa non ha risparmiato la dottrina sui sacramenti, comprese la liturgia e la pastorale che è legata alla loro amministrazione. Per quel che riguarda il Sacramento dell’Estrema Unzione, chiamato adesso comunemente Unzione dei malati, si è diffusa ora la pratica di amministrarla dopo una certa età, in maniera indiscriminata a tutti, anche a coloro che sono in perfetta salute, e questo più volte a scadenze regolari. Vorremmo qui ricordare che per la ricezione valida del sacramento è necessario trovarsi in pericolo di morte per una causa intrinseca come la malattia o le conseguenze di un incidente. Poiché il sacramento conserva la sua forza soprannaturale e agisce nell’anima fin quando dura lo stesso pericolo di morte, non può essere amministrato più volte se non nel caso in cui vi è guarigione e poi un ulteriore pericolo per la vita. Pubblichiamo qui un breve articolo tratto dal Dizionario di Teologia Dogmatica del Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano.

ESTREMA UNZIONE (lat. extrema = ultima, unctio = unzione): è il sacramento dei moribondi. L'apostolo S. Giacomo nella sua lettera cattolica, scrive: «C'è tra voi qualcuno che sia ammalato? Faccia chiamare i sacerdoti della Chiesa, che preghino sopra di lui ungendolo con olio in nome del Signore e la orazione della fede salverà l'infermo e il Signore lo solleverà e se trovasi in peccati gli saranno rimessi» (c. 5, 12-15). In questo testo ispirato si riscontrano tutti gli elementi costitutivi del sacramento degli infermi.
L'istituzione è indicata nell'inciso «in nomine Domini» che secondo la forza dell'originale greco significa «in virtù del mandato e dell'autorità del Signore» cioè di Cristo, perché nello stile del N. T, il termine «Kyrios» (Dominus) è l'appellativo proprio di Gesù Cristo.
Ministri sono i «presbiteri» per i quali non si devono intendere gli anziani del popolo ma i vescovi e i sacerdoti debitamente ordinati, come sempre intese e praticò la Chiesa.
Gli elementi del rito sono espressamente indicati nell'olio (materia) e nella preghiera (forma). L'unzione fatta con olio di oliva benedetto dal Vescovo si pratica nelle varie parti del corpo, che sono come i veicoli del peccato; gli occhi, le orecchie, le narici, la bocca, le mani, i piedi. mentre viene recitata la formula sacramentale, così concepita nel rito latino: «Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia il Signore ti perdoni tutto ciò che hai commesso di male con gli occhi, con le orecchie, ecc.».
Gli effetti sono compendiosamente indicati dal Conc. Tridentino quando, riepilogando i dati della Tradizione, chiama questo sacramento «consummativum paenitentiae» (sess. 14, esordio, DB, 909). Perfeziona gli effetti del sacramento del perdono perché completa l'incorporazione a Cristo restaurata dalla penitenza, irrobustisce l'organismo soprannaturale in vista della lotta suprema, moltiplica le sollecitudini della Chiesa intorno al figlio sofferente. Completa l'incorporazione restaurata dalla penitenza. Perché togliendo le ultime reliquie del peccato abbatte gli ultimi ostacoli che impediscono la perfetta adesione a Cristo e disponendo inoltre l'infermo a soffrire e a morire in Cristo e per Cristo, lo associa alle sofferenze e alla morte del Capo.
Irrobustisce l'organismo soprannaturale e lo rende atto a superare le supreme debolezze dello spirito aggravate dall'infiacchimento della carne. Infatti le ferite del peccato originale, curate nel battesimo e quelle dei peccati attuali, rimarginate nella penitenza lasciano indebolito l'organismo spirituale dell'anima. che al sopraggiungere dello sfacelo del corpo e degli assalti del demonio, si trova esposto al pericolo grave di soccombere nella lotta suprema. Ad ovviare a tale pericolo, la grazia sacramentale aumenta la virtù della speranza, per cui l'infermo si rimette fidente nelle mani della misericordia divina, moltiplica i soccorsi della grazia attuale, in forza dei quali oppone valido scudo ai dardi del nemico. E' questa la «alleviatio», il sollievo di cui parla l'apostolo S. Giacomo. A tutte questo s'aggiungono le attenzioni materne della Chiesa che aumenta i suoi efficaci soccorsi per questo figlio, che ripartorisce alla vita eterna: invoca tutti i santi del cielo, chiama le anime del purgatorio, aduna i giusti della terra che invisibili pregano attorno al letto del morente, mentre il sacerdote, rappresentante ufficiale della Chiesa. compie il sacro rito, al cui effetto «plurimum valet devotio suscipientis et personale meritum conferentium, et generale totius Ecclesiae» (S. Tommaso, Supplementum, q. 32, a. 3). Nel caso in cui l'infermo non possa confessarsi, questo sacramento supplisce anche gli effetti della penitenza e talora, quando il Signore lo giudica opportuno, procura anche la salute del corpo.
Il soggetto è il cristiano adulto e infermo, perciò l'estrema unzione non può essere amministrata a chi è in buona salute, anche se prossimo alla morte, come il soldato nell'imminenza del combattimento o il condannato che sale il palco.
Le definizioni del Conc. di Trento contro i Protestanti che chiamano l'Estrema Unzione «un'ipocrisia da istrione» (Calvino), si trovano nella sess. 14, subito dopo i canoni della penitenza (DB, 926-929)

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