giovedì 20 gennaio 2011

Mons. Bernard Fellay condanna con forza il prossimo convegno delle religioni ad Assisi.

 
 
"Siamo profondamente indignati. Protestiamo con forza contro tale ripetizione delle giornate di Assisi. Tutto quello che abbiamo detto, tutto quello che già Mons. Lefebvre aveva detto all’epoca, lo facciamo nostro. E’ evidente, carissimi fedeli, che una simile cosa esige riparazione…

Il Salmo 95 afferma che tutti gli dei pagani, sono demoni e Assisi, sarà piena di demoni. E’ la Rivelazione, è la Fede della Chiesa e l’insegnamento della Chiesa. Dov’è allora, la continuità? Dov’è, la rottura? …
Se vogliamo essere salvati, non c’è che una via, ed è proprio quella di Nostro Signore Gesù Cristo…

Pretendere di realizzare la pace sulla terra dimenticando questo mistero, (la divinità di Gesù Cristo) è affidarsi ad illusioni folli, alle utopie. Non è mai stato ciò che ha insegnato la Chiesa.”
Predica del 9 gennaio 2011 a S. Nicolas du Chardonnay, Parigi
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
Carissimi fedeli, se c’è una festa che deve riempirci di gioia, è proprio l’Epifania, festa tra le più antiche di tutta la liturgia che fino a Giovanni XXIII era annoverata tra le più importanti di tutto l’anno liturgico e che, da allora, è stata sminuita, declassata, in molti paesi perfino riportata alla domenica. Dobbiamo chiederci da una parte il perché di questa gioia – cosa celebriamo oggi, cosa vuole festeggiare la Chiesa? – e dall’altra anche il perché di questa degradazione. Epifania, Epifania del Signore, vuol dire manifestazione. Questa festa la troviamo nelle liturgie greche, dove è più antica del Natale , e vi sono riunite le principali manifestazioni della divinità del Verbo incarnato.
Queste manifestazioni sono tre. L’Epifania è chiamata comunemente Festa dei Re, i Re Magi, perché effettivamente – ed è il Vangelo di oggi –vi vediamo questi re, venuti da paesi stranieri, stranieri non solo dal punto di vista territoriale, geografico, ma provenienti da nazioni pagane. La Chiesa vuole vedervi la venuta alla fede di tutti quelli che, fino allora, non avevano avuto accesso al Vecchio Testamento , riservato e ristretto al popolo eletto; ebbene, oggi sono tutte quelle nazioni che, a nome di quei tre re, vanno da Nostro Signore Gesù Cristo per adorarlo.
La seconda manifestazione è quella del Battesimo di Nostro Signore, in cui si fa sentire la Voce del Padre e in cui vediamo anche Dio Spirito Santo in modo visibile sotto forma di quella colomba che si posa su Nostro Signore; manifestazione ancora una volta della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. La terza è il primo miracolo di Nostro Signore. Questa volta, è Gesù stesso a provare di essere Dio, veramente Dio. Facendo qualcosa che è al di sopra di tutte le forze, di tutte le capacità delle creature, in questo primo miracolo in cui trasforma l’acqua in vino: il miracolo di Cana. Sono questi tre avvenimenti ad essere celebrati nella festa dell’Epifania. Non li ritroviamo tanto nell’evocazione della Santa Messa, ma già nel breviario, nelle antifone, vengono manifestati. Dato che sono molto importanti, la Chiesa li riprende un po’ per volta: il Battesimo di Nostro Signore lo celebrerà in modo indipendente nell’Ottava dell’Epifania e poi, la Prima domenica dopo l’Epifania, celebrerà il miracolo di Cana.
Ma tutte queste feste ,oggi, sono riunite; e anche nella liturgia latina, questa festa è più antica del Natale. Dove risiede la sua importanza? Sicuramente nell’affermazione della realtà della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, quel piccolo neonato di cui abbiamo appena celebrato la nascita. Egli è veramente uomo, Egli è veramente Dio. Essendo Dio, fatto uomo, non ha perso nulla della Sua divinità e degli attributi della divinità. Il fatto che sia uomo, che sia visibile presso di noi come un bambino con tutte le fragilità e le debolezze di un neonato, non toglie assolutamente nulla alla Sua maestà infinita, alla Sua Onnipotenza, e dunque Egli ha diritto, da parte di ogni creatura, all’adorazione dovuta all’unico vero Dio.
Ed è ciò che celebriamo, vedendo i re magi, dei re, delle persone importanti, dei rappresentanti, diciamo, di tutti i popoli pagani e che vengono dopo aver scorto la stella nel firmamento, quella nuova stella, quel segno chiarissimo annunciato in una profezia del Vecchio Testamento, la profezia di Balaam. Essi vengono. Dobbiamo ammirare, quest’iniziativa! Mettersi in cammino perché è apparsa una stella nel cielo, fare migliaia di chilometri – e, all’epoca, non era facile come oggi! – e lasciarsi condurre da quella stella che effettivamente fa loro da guida, li precede per tutto il tragitto fino a Gerusalemme e poi fino a Betlemme, quando Nostro Signore non era più nel presepio. I re magi trovano il Bambino con Sua Madre in una casa. È del tutto comprensibile che san Giuseppe e la Santa Vergine non abbiano lasciato troppo a lungo Nostro Signore in quell’abitazione più che precaria che era la stalla ed abbiano trovato qualcosa di più degno, di più consono nei primi anni fino all’evento che seguirà immediatamente la visita dei re magi. Ebbene, la Sacra Famiglia vive, vive a Betlemme in un’indifferenza possiamo dire totale da parte del popolo ebraico. Egli è il Salvatore, il Messia ed è completamente ignorato, in un silenzio impressionante. E quando arrivano i re magi fanno sensazione. Tutta Gerusalemme sarà in subbuglio. Quando Erode chiederà agli specialisti, agli esperti dell’epoca, agli scribi: “ Che succede? Dove deve nascere questo Messia? ” non c’è assolutamente nessuna esitazione, notate bene. Quegli scribi conoscono benissimo la Scrittura e quando si chiede loro “ Dove nascerà quel Bambino? ”, senza nessuna esitazione affermano:  a Betlemme. Sarà quella la risposta di Erode ai re magi. Sanno e non sanno. In teoria, sanno tutto. In pratica ignorano superbamente la realtà.
Viene voglia di fare un parallelo. Nel sentire questa storia di Assisi, viene davvero voglia di fare un parallelo. In teoria, sanno, in teoria, credono, ma nella realtà, credono veramente? Credono veramente che Nostro Signore sia Dio? Credono veramente che dalla Sua mano dipenda la pace degli uomini, delle nazioni? Credono veramente a tutte le conseguenze immediate, dirette, della Sua divinità? Non è per fare un pic-nic che vanno ad Assisi! Vanno forse, proprio come i re magi, per adorare il vero Dio, e ad aspettare da Lui, a chiedere  a Lui la pace? Vanno forse dal Re della Pace, rex pacificus?
Ahimè, come si ripete la storia! Sì, noi siamo profondamente indignati. Protestiamo con forza contro tale ripetizione delle giornate di Assisi. Tutto quello che abbiamo detto, tutto quello che già Mons. Lefebvre aveva detto all’epoca, lo facciamo nostro. E’ evidente, carissimi fedeli, che una simile cosa esige riparazione. Che mistero! Adorare cosa vuol dire? Adorare, vuol dire innanzitutto riconoscere, riconoscere la divinità; l’adorazione, la si dà soltanto a Dio. E riconoscere questa divinità implica immediatamente la sottomissione, una dichiarazione di sottomissione alla sovranità di Dio; significa riconoscere che Dio ha ogni diritto su di noi, che noi siamo realmente in totale dipendenza, in assoluta dipendenza da Dio per esistere, per vivere, per agire, per pensare, per desiderare, per volere. Ogni bene che possediamo proviene dalla bontà di Dio e ciò è vero non solo per i credenti, non solo per i cristiani, ma per ogni creatura. Dio, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, è anche Colui che governa il mondo, Colui che regge ogni cosa con la potenza del Suo Verbo, Colui nel quale ogni cosa ha la propria consistenza. Padrone della vita e della morte, degli individui e delle nazioni, Dio Onnipotente ed Eterno cui sono dovuti ogni onore e gloria.
Sì, adorare, significa porsi in una condizione di umiltà che riconosce i diritti di Dio. Andiamo, andiamo da Nostro Signore anche se Egli nasconde la Sua divinità. Anche se è piccolo piccolo tra le braccia di Sua Madre, è veramente Dio; è il vero Dio mandato dalla misericordia del Padre per salvarci perché si è fatto uomo – e diventando uomo è diventato Salvatore – ed il Suo Nome imposto da Dio stesso, è Gesù il Salvatore, l’unico Nome dato sotto il cielo per mezzo del quale possiamo essere salvati, il solo Salvatore, il solo Santo, “ Tu solus sanctus ”, che vieni a portarci una cosa inaudita, l’invito all’eternità della felicità di Dio. Come sperare di poter ricevere le Sue bontà quando Lo insultiamo, quando Lo ignoriamo, quando Lo sminuiamo? E’ insensato! Come sperare la pace tra gli uomini quando ci si fa beffe di Dio. Il pensiero moderno fa delle specie di proiezioni davvero strane col pretendere che tutte le religioni, alla fine, adorano lo stesso ed unico vero Dio, cosa che è del tutto falsa. Anche nella Rivelazione, si trova già nei Salmi, il Salmo 95: tutti gli dei pagani, sono demoni, sono demoni, e Assisi, sarà piena di demoni. E’ la Rivelazione, è la Fede della Chiesa, è l’insegnamento della Chiesa. Dov’è allora, la continuità? Dov’è, la rottura? Che mistero!
Sì, carissimi fedeli, se vogliamo essere salvati, non c’è che una via, ed è proprio la via di Nostro Signore Gesù Cristo. Questi magi recano tre doni, e la Chiesa, fin dai tempi più remoti vede in essi tre atti, tre riconoscimenti di Nostro Signore e al contempo, tre doni da parte delle creature: l’oro, l’incenso, la mirra. L’incenso, lo si dona a Dio, l’oro, che è un’espressione di potenza, lo si dona ai re, e la mirra, che per la sua amarezza esprime già quello che accadrà a Nostro Signore fatto uomo, incarnato. Essa rende già omaggio al Suo Sacrificio e alla Sua Passione, rende omaggio al Suo Sacerdozio, a Nostro Signore, Dio, Re, Sacerdote. Ci sono tanti tesori in questa Festa; è inesauribile. Bisognerebbe dilungarsi su ogni ciascuno di essi, ma non c’è tempo. Domandiamo a Dio e alla Chiesa, tutte le grazie racchiuse in questa Festa, perché possiamo beneficiare di tutte queste grazie: essere rafforzati nella fede nella divinità di Nostro Signore per essere capaci con i fatti di riconoscere la Sua regalità, aderendo pienamente al Suo Sacrificio cui Egli ci invita.
E’ vero, è morto, è morto da solo per tutti, ma la Salvezza –dice sant’Agostino– non la compirà senza di noi. Colui che ti ha riscattato senza di te, non ti salverà senza di te. E’ necessaria, è Dio stesso a richiedere questa unione, questa associazione al Suo Sacrificio in riparazione dei peccati. Voi sapete, carissimi fedeli, ciò che è accaduto così poco tempo dopo questa festa, appena  la notte seguente… Che mistero la vita di Nostro Signore, e quanti insegnamenti per noi! Le nazioni hanno appena reso omaggio al Re dei Re. Che gioia straordinaria! Ma nella notte, un angelo appare a san Giuseppe e gli dice: “ Prendi la Madre e il Bambino, Erode viene ad ucciderlo ”. E sarà la strage degli Innocenti. Qui c’è tutto un mistero, mistero di sofferenze legato a Nostro Signore e al riconoscimento di ciò che Egli è. Mistero legato a quella grande, terribile cosa che è il peccato. Pretendere di realizzare la pace sulla terra dimenticando questo mistero, è affidarsi ad illusioni folli, alle utopie. Non è mai stato ciò che ha insegnato la Chiesa. E’ vero, noi salutiamo Nostro Signore come Re della Pace. Ma è anche vero che fino alla fine dei tempi, la Chiesa avrà da soffrire e ci saranno persecuzioni contro di lei. Non è un caso che essa si chiami militante. I discepoli di Nostro Signore Lo seguiranno nella persecuzione.
Viviamo nella nostra religione e non nelle illusioni, miei carissimi fedeli. Che grandi misteri! Il perché Dio abbia permesso la persecuzione del Bambino Gesù, quei martiri, quegli innocenti che non avevano fatto niente di male. Potremmo quasi dire che questi santi Innocenti diventano martiri a loro insaputa, a causa dell’odio contro Nostro Signore Gesù Cristo. I cristiani di oggi vorrebbero ricevere un trattamento diverso da parte del mondo? Nessuno qui può essere superiore al Maestro, “ Se il mondo Mi ha odiato, odierà anche voi ”, disse Nostro Signore. E’ così. Non serve a niente voler piacere al mondo. É un errore, è falso e porta ad una falsa religione. Quanti tesori nella festa odierna. Andiamo ancora una volta dalla Madonna, chiediamo a Lei – che conservava tutte queste cose nel suo cuore – di capire un po’ meglio, di aderire con tutto il cuore a questi grandi misteri.
E’ difficile ammettere ed accettare tutto questo. Amiamo la pace certo,  non ci piace essere disturbati. Non ci piace la persecuzione. E a chi potrebbe mai piacere? Ma ecco che il mistero della Redenzione passa dalla croce, passa dalla sofferenza. E Dio invita quelli che Lo amano a seguirlo. “ Se qualcuno Mi ama, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la croce, la sua croce quotidiana, e Mi segua ”. Il Signore non promette una pace sulla terra, Lui che è il Re della Pace e che è stato salutato con “ Pace agli uomini di buona volontà ” . Bisogna mantenere tutto questo. Bisogna tentare di far regnare la pace di Nostro Signore, che è innanzitutto la pace delle anime prima di essere la pace delle armi.
Associamoci ai re magi. Chiediamo loro quei lumi, quella prudenza per giungere fino a Nostro Signore e per non tradirlo. Essi ripartono da un’altra strada. Non denunceranno Gesù ad Erode che vuol fargli del male. Chiediamo in questi tempi difficili una luce che ci guidi, che ci faccia agire giustamente. Finora, è evidente che Dio ha benedetto la via che seguiamo; via di fedeltà alla Tradizione della Chiesa cattolica. E’ talmente chiaro che non esista un’altra via. Noi non ne prenderemo altre. Con la Grazia di Dio e con il Suo Aiuto.
Sì, domandiamo la Fede, carissimi fedeli, quella Fede che ha portato i re magi a mettersi in cammino, e non a restare nell’indifferenza, nella routine di tutti i giorni. Si sono lasciati toccare da quel segno che Dio aveva messo nel cielo. Ebbene, lasciamoci anche noi toccare da quei piccoli segni che Dio ci dà ogni giorno. Quei piccoli segni con cui ci ricorda che Egli è veramente il nostro Dio e vuole essere nostro Padre che ci ama, e aspetta che noi Lo riconosciamo come Tale.
Non perdiamo, carissimi fedeli, questa gioia, la gioia di essere con Dio. Che essa domini i dolori, le sofferenze, la collera. Che resti al di sopra di tutto questo e ci aiuti a restare indefettibilmente uniti tramite la grazia e nella grazia e la Fede in Nostro Signore Gesù Cristo e nella Sua unica Chiesa, la Chiesa Cattolica, Romana, Una, Santa Cattolica e Apostolica. I tempi sono difficili; è la nostra prova, ma abbiamo anche la grazia di Dio. Quanti contrasti nel silenzio, nella discrezione di questa Festa ; è come Natale, da un lato vediamo giungere la carovana dei re, da un altro questo silenzio. Non c’è nessuno oltre ai re magi che va a quella casa, è sorprendente! Il Vangelo non ci dice di più. Ebbene, nella fede c’è un po’ di questo, c’è la discrezione. Dio non ha voluto imporre. Potrebbe moltiplicare i miracoli, tutte quelle manifestazioni che si impongono, a tutti gli uomini, come avverrà alla fine del mondo quando Nostro Signore comparirà sulle nubi, quando non ci sarà più spazio per le obiezioni. Saranno tutti proni, prostrati davanti a quella manifestazione indiscutibile della divinità. Ma in questo tempo di Fede, Dio ci chiede questo sforzo, lo sforzo della Fede. Chiediamo la grazia di non cadere nell’indifferenza del mondo, di fronte al mistero di Nostro Signore che viene fino a noi e ci chiede di andare da Lui. Offriamogli davvero quei tre tesori in cui la Chiesa vede la Fede, la Speranza e la Carità, in modo tale da amare ogni giorno sempre di più Dio e ottenere per le anime attorno a noi, e per noi stessi, la grazia quotidiana, la fedeltà e la pace tanto desiderata.
 
Così sia.
 
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

† Bernard Fellay

Tramite: Non possumus

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