giovedì 27 gennaio 2011

Padre Piero Gheddo vero esempio ecumaniaco!

Padre Piero Gheddo ecumenico

ovvero

Assisi tra ecumenismo, apostasia e blasfemia



Questo 25 gennaio, nella pagina della Cultura, il quotidiano Avvenire ha ospitato un articolo di Padre Piero Gheddo:

Padre Gheddo, quasi 82 anni, è un noto divulgatore del PIME, che ha al suo attivo più di settanta volumi e un numero enorme di articoli. A più riprese è intervenuto in trasmissioni televisive ed è stato relatore in un gran numero di conferenze. Insegna nel seminario pre-teologico del PIME.
Con questo curriculum è indubbio che le sue parole vanno prese molto sul serio, in quanto riflettono a suo modo il pensiero ampiamente diffuso in seno alla Chiesa.

Pubblichiamo quindi l'articolo in questione,
seguito da un nostro breve commento
(neretti e impaginazione sono nostri)





Ma ad Assisi vince il dialogo della vita

Fra i 16 documenti del Concilio Vaticano II (costituzioni, decreti, dichiarazioni) quello che più ha rivoluzionato la missione alle genti non è stato, come si potrebbe immaginare, l’Ad Gentes, ma la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (“Nostra Aetate”), il testo più breve (cinque soli numeri), che ha capovolto la mentalità e le prospettive delle giovani Chiese e dei missionari.

La storia, specialmente della Chiesa, è guidata dallo Spirito Santo e nulla avviene per caso.
A distanza di tempo se ne vedono i risultati.
Così, quando Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata per la Pace del 1° gennaio e all’Angelus di quel giorno, ha rivelato che nell’ottobre prossimo ancora ad Assisi si incontrerà con i rappresentanti delle religioni non cristiane, ho ringraziato il Signore per questo rinnovato impulso alla conversione di atteggiamento della Chiesa verso le sterminate popolazioni che non hanno ancora incontrato Cristo, ma che anch’esse sono assistite e ispirate dallo Spirito Santo.

Ecco le parole del Papa: «In questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di San Francesco, invitando a unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace».

Quali sono i risultati della Nostra Aetate e del primo incontro ad Assisi del 1986? Le Chiese locali (e naturalmente anche i missionari stranieri) hanno percorso o stanno percorrendo un lungo e faticoso cammino di apertura, di incontro, di accoglienza, di dialogo e di collaborazione con le religioni non cristiane.
Nella tradizione missionaria le religioni erano viste come nemiche di Cristo, oggi sono viste come preparazione a Cristo, quasi un "Antico Testamento" in attesa del Nuovo.
Il grande Matteo Ricci, cinese con i cinesi, scriveva: «Contro questo mostro dell’idolatria cinese, terribile con le sue tre teste (confucianesimo, taoismo e buddhismo), che tiranneggia da migliaia di anni tanti milioni di anime trascinandole negli abissi dell’inferno, si è levata la nostra Compagnia per fargli la guerra… al fine di liberare le anime disgraziate dalla dannazione eterna».

Prima del Vaticano II la mentalità dei missionari e dei giovani cristiani era ancora questa e l’ho sperimentato, a quel tempo, soprattutto in Vietnam e in India. Quando Paolo VI venne a Bombay nel novembre 1964 per il Congresso Eucaristico internazionale, il suo incontro con i rappresentanti delle religioni indiane fu aspramente contestato (anche da vescovi) nell’India stessa e in Vietnam nell’ottobre 1966 dovette andare monsignor Pignedoli, delegato di Paolo VI, per combinare un inizio di dialogo fra cattolici e buddhisti, anche là avversato da vescovi e missionari.

Oggi, negli stessi Paesi, la situazione è del tutto diversa e tra i fedeli cattolici e di altre religioni si pratica «il dialogo della vita», come lo definiva Giovanni Paolo II: non il «dialogo teologico» come si immaginava al tempo del Concilio (rifiutato perché visto come tentativo di “proselitismo”), ma la vita assieme, collaborando per il bene pubblico e la salvaguardia della pace, della giustizia, dell’aiuto ai poveri e della libertà religiosa per tutti.

Le Chiese locali e le diocesi partecipano a comitati di dialogo inter-religioso e inter-ecumenico che creano un’atmosfera di conoscenza e stima reciproca, che favorisce la pace.
Non importa che poi, in India ad esempio, l’estremismo indù, quasi sempre generato e guidato da partiti politici che strumentalizzano la religione nazionale, perseguiti i cristiani, perché questo succederebbe anche senza il dialogo, anzi sarebbe peggio!
La grande maggioranza degli indiani apprezza il cristianesimo e l’opera sociale della Chiesa.
Nel gennaio 2005 andai in India, poco dopo lo tsunami che il 26 dicembre 2004 aveva spazzato le coste orientali del Paese, con decine di migliaia di morti e milioni di profughi.
L’organizzatore degli aiuti ricevuti dalla Chiesa di Chennai (Madras) era padre Anthony Thota, del Pime indiano, che mi accompagnò in visita ai “progetti” che si stavano realizzando. Gli chiesi se aiutasse solo i cattolici o anche gli altri.

Mi rispose: «Aiuto quasi solo gli altri. I cattolici se la cavano da soli, gli indù invece sono fatalisti e passivi di fronte alla disgrazia. Se non li stimoli con aiuti e controlli, muoiono d’inedia».
E aggiunse: «Però, vent’anni fa l’induismo non aveva volontariato. Poi, sull’esempio delle missioni cristiane oggi ci sono numerosi organismi di volontariato indù, che lavorano con noi e come noi cattolici e protestanti».

Stando in Italia, è difficile conoscere questi risultati del dialogo.
Bisogna fidarsi dello Spirito Santo.

Piero Gheddo 










Breve commento


La prima affermazione d’apertura: «… il testo… [“Nostra Aetate”]… che ha capovolto la mentalità e le prospettive delle giovani Chiese e dei missionari», indica subito il tenore dell’articolo e il punto di vista da cui si pone l’Autore: i documenti del Concilio hanno “capovolto” la mentalità e le prospettive della Chiesa.
Non è un’opinione, ma il riconoscimento di un dato di fatto.

È in questa ottica che va considerata l’esperienza ecumenica di Assisi, quella del 1986 di Papa Wojtyla e quella annunciata per quest’anno da Papa Ratzinger.
Un’ottica che fa dire all’Autore che bisogna ringraziare il Signore per la «conversione dell’atteggiamento della Chiesa verso le sterminate popolazioni che non hanno ancora incontrato Cristo, ma che anch’esse sono assistite e ispirate dallo Spirito Santo».

Potremmo subito esprimere il nostro stupore per questa incredibile affermazione, ma non lo facciamo, perché ciò che più ci preme è capire se ci troviamo di fronte ad un discorso cattolico o ad una dichiarazione di rigetto dell’insegnamento dei Vangeli.

E allora le domande che ci poniamo sono le seguenti:
 se le sterminate popolazioni che non hanno ancora incontrato Cristo sono assistite e ispirate dallo Spirito Santo, perché non sciogliamo la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, un tempo chiamata de propaganda fide?

La Chiesa cattolica è assistita e ispirata dallo Spirito Santo, le popolazioni pagane sono assistite e ispirate dallo Spirito Santoperché non sciogliamo la Chiesa? Perché tenere ancora in piedi questa struttura inutile?

E ci chiediamo ancora:
in quale passo del Vangelo sta scritto che lo Spirito Santo assiste ed ispira i popoli pagani?
In quale testo di quale Padre della Chiesa si afferma che lo Spirito Santo è stato inviato per assistere e ispirare i popoli pagani?
In quale documento del Magistero millenario della Chiesa si insegna che l’assistenza e l’ispirazione dello Spirito Santo sono presenti nella Chiesa cattolica e nei popoli pagani?


A noi risulta che le cose stanno decisamente in modo diverso, tale che o non sono cattolici il Vangelo, i Padri della Chiesa e i pronunciamenti di duemila anni di Magistero, o non è cattolico Padre Gheddo e con lui la Nostra Aetate che lui richiama e il Concilio Vaticano II da cui dichiara di aver appreso ciò che afferma.

Il Concilio, sostiene Padre Gheddo, ha “capovolto” la mentalità e le prospettive della Chiesa, e fa un esempio relativo proprio alla missione.
Dopo aver citato Padre Matteo Ricci, S. J. (1552 – 1610), “Contro questo mostro dell’idolatria cinese… si è levata la nostra Compagnia per fargli la guerra… al fine di liberare le anime disgraziate dalla dannazione eterna»,
l’Autore afferma che
«Oggi, negli stessi Paesi, la situazione è del tutto diversa e tra i fedeli cattolici e di altre religioni si pratica «il dialogo della vita», come lo definiva Giovanni Paolo II: non il «dialogo teologico» come si immaginava al tempo del Concilio (rifiutato perché visto come tentativo di "proselitismo"), ma la vita assieme, collaborando per il bene pubblico e la salvaguardia della pace, della giustizia, dell’aiuto ai poveri e della libertà religiosa per tutti

Egli afferma, insomma, con compiacimento, che i missionari cattolici non praticano più il comandamento del Signore Gesù: “Andate e predicate… andate e battezzate… andate e convertite” (Mt 28, 19-20; Mc 16, 15-16; Lc 24, 47; Gv 14, 21; At 2, 38),
il vecchio errato e superato “proselitismo”,
ma praticano la collaborazione con chiunque per il bene pubblico, la pace, la giustizia e la libertà religiosa.

Concetto che Padre Gheddo ha ribadito più volte, come può constatare chiunque vada a cercare le sue dichiarazioni, tra le quali segnaliamo la seguente, tratta da un’intervista:
«Noi oggi consideriamo le religioni non cristiane una preparazione a Cristo. Ma il senso della missione oggi non è quello di andare a convertire gli uomini. Andiamo a proporre il Vangelo attraverso la carità, attraverso l’interesse per l’uomo, attraverso la Parola e attraverso l’impegno per lo sviluppo. Poi chi vuole si converte e si fa battezzare».

Un vero e proprio “capovolgimento” che, se la logica non è un accidenti, equivale ad una vera e propria apostasia.
Padre Gheddo è sicuramente cattolico, ma non del cattolicesimo della Chiesa di sempre, del cattolicesimo degli Apostoli, del cattolicesimo di Nostro Signore, bensì del nuovo cattolicesimo partorito dal Concilio Vaticano II, del nuovo cattolicesimo che non predica più il Vangelo, che non converte più, che lascia che i pagani continuino a vivere senza la luce di Cristo, continuino a non salvare la propria anima… perché alla salvezza eterna è preferibile il perseguimento della pace del mondo e nel mondo e l’affermazione della libertà religiosa.

E Padre Gheddo ci insegna che tutto questo si muove sulla base di due elementi importantissimi.
Il primo connesso al secondo:
1) la “triste” constatazione che la Chiesa di prima del Concilio (cioè per 2000 anni) ha sempre sbagliato nel considerare “le religioni… come nemiche di Cristo”, e
2) l’“illuminata” constatazione che con Nostra Aetate quelle stesse religioni “sono viste come preparazione al Vangelo, quasi un “Antico Testamento” in attesa del Nuovo”
.

Si capisce bene, quindi, che la Chiesa ha sbagliato due volte: una volta ubbidendo al Signore e considerando i miscredenti come bisognosi di conversione, una seconda volta limitandosi a includere nella Sacra Scrittura solo l’Antico Testamento ebraico, escludendo così colpevolmente tutti gli altri “Antichi Testamenti” indù, buddisti, ecc.

Una Chiesa che, a partire da Cristo, non ne avrebbe azzeccata una, mentre oggi, a partire dal Vaticano II avrebbe capito tutto e quindi “capovolto” mentalità e prospettive.


Padre Gheddo, e Nostra Aetate che lo ispira,
e il Concilio Vaticano II che lo informa,
e i giornali “cattolici” che lo ospitano…
sono ancora cattolici?



E la “Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace”,
che si celebra ogni anno dal 1986
e a cui parteciperà quest’anno Papa Ratzinger,
e per la quale Padre Gheddo ringrazia il Signore perché dà impulso alla “conversione di atteggiamento della Chiesa”…
cos’ha a che vedere col cattolicesimo,
con i missionari, con gli Apostoli, con lo Spirito Santo e con Cristo?

Domande retoriche!

Che il Signore salvi la Chiesa dalle conseguenze delle colpe degli uomini di Chiesa.


Fonte

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