venerdì 27 maggio 2011

IL GOLPE TACIUTO

 
Il “golpe” che ha cambiato il volto della Chiesa Cattolica mediante il concilio Vaticano II, non è stato il frutto di un’improvvisazione, ma l’esecuzione di un progetto elaborato nei secoli passati da determinate società segrete. L’attentato supremo contro la Chiesa ordito dalle sette occulte-liberali, non è una “teoria della cospirazione” o una leggenda, poiché la sua esistenza è autenticata dal papato stesso alla fine del XIX secolo. Le carte segrete dell’Alta vendita dei Carbonari (una branca della massoneria), che coprono un periodo che va dal 1820 al 1846, attestano l’esistenza di un complotto. Esse caddero nelle mani di papa Gregorio XVI  e furono pubblicate, su richiesta di papa Pio IX, da Crétineau-Joly nella sua opera “L’Eglise romaine et la revolution” nel 1859. E con il breve di approvazione del 25 febbraio 1861 che indirizzò all’autore, Pio IX consacrò l’autenticità di questi documenti, ma non permise che venissero divulgati i nomi dei membri dell’Alta Vendita implicati nel carteggio. Se i papi hanno permesso che i documenti fossero pubblicati è perché i fedeli fossero messi al corrente della congiura ordita contro la Chiesa dalle società segrete, perché ne conoscessero il piano e fossero premuniti contro la sua eventuale realizzazione. Leggendo queste carte si rimane stupefatti nel constatare che, non solo questi piani sono stati realizzati, ma la realtà attuale li supera in senso negativo. Si riportano quelle parti più significative dei documenti in questione (per la versione integrale ciccare qui):

Il Papa, chiunque sia, non verrà mai alle Società segrete; tocca alle Società segrete di fare il primo passo verso la Chiesa e verso il Papa, collo scopo di vincerli tutti e due. Il lavoro al quale noi ci accingiamo non è l'opera d'un giorno, né di un mese, né di un anno. Può durare molti anni, forse un secolo: ma nelle nostre file il soldato muore e la guerra continua. Noi non intendiamo già di guadagnare il Papa alla nostra causa, né di farne un neofita dei nostri principii, od un propagatore delle nostre idee. Sarebbe questo un sogno ridicolo; ed in qualunque modo siano per volgere gli avvenimenti, se anche accadesse che qualche Cardinale o qualche Prelato, di piena sua buona voglia o per insidia, entrasse a parte dei nostri segreti, non sarebbe questa una ragione per desiderare la sua elevazione alla Sede di Pietro. Questa elevazione sarebbe anzi la nostra ruina. Giacché, siccome egli sarebbe stato condotto all'apostasia per sola ambizione, così il bisogno del potere lo condurrebbe necessariamente a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo cercare ed aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, si è un Papa secondo i nostri bisogni. […] Con questo solo noi andremo più sicuramente all'assalto della Chiesa, che non cogli opuscoletti dei nostri fratelli di Francia e coll'oro stesso dell'Inghilterra. E volete sapere il perché? Perché, con questo solo, per istritolare lo scoglio sopra cui Dio ha fabbricato la sua Chiesa, noi non abbiamo più bisogno dell'aceto di Annibale, né della polvere da cannone e nemmeno delle nostre braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nel complotto, e questo dito mignolo val per questa crociata tutti gli Urbani II e tutti i S. Bernardi della Cristianità. Noi non dubitiamo punto di arrivare a questo termine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? e come? L'incognita non si vede ancora. Ciò nonostante, siccome nulla ci dee smuovere dal piano tracciato, che anzi al contrario tutto vi deve concorrere, come se il successo dovesse coronare domani l'opera appena abbozzata, noi vogliamo, in questa istruzione, che dovrà tenersi celata ai semplici iniziati, dare ai preposti della Vendita suprema alcuni consigli ch'essi dovranno inculcare a tutti i fratelli sotto forma d'insegnamento o di memorandum. […] Or dunque, per assicurarci un Papa secondo il nostro cuore, si tratta prima di tutto, di formare, a questo Papa, una generazione degna del regno che noi desideriamo. Lasciate in disparte i vecchi e gli uomini maturi; andate, invece, diritto alla gioventù, e, se è possibile, anche all'infanzia […] vi farete, con poca spesa, una riputazione di buon cattolico e di buon patriota. Questa riputazione di buon cattolico e di buon patriota, aprirà alle nostre dottrine il cuore del giovine clero e degli stessi conventi. Tra qualche anno questo giovane clero avrà, per la forza delle cose, invasi tutti gli uffici. Egli governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sovrano, e sarà chiamato ad eleggere il Papa futuro. Questo Papa, come la più parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente più o meno imbevuto, anche lui, dei principii italiani ed umanitarii che noi cominciamo ora a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senapa che noi confidiamo alla terra, ma il sole di giustizia lo svilupperà fino alla più alta potenza; e voi vedrete un giorno qual ricca messe produrrà questo piccolo seme. Nella via che noi tracciamo ai nostri fratelli, vi sono grandi ostacoli da vincere e difficoltà di più sorta da sormontare. Se ne trionferà coll'esperienza e colla sagacia. La mèta è sì bella che merita la pena di spiegar tutte le vele al vento per arrivarvi. Volete voi rivoluzionare l'Italia? Cercate il Papa di cui noi vi abbiamo fatto il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Fate che il Clero cammini sotto la vostra bandiera, credendo di camminare sotto la bandiera delle Chiavi apostoliche. Volete far sparire l'ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Tendete le vostre reti come Simone Barjona: tendetele al fondo delle sacrestie, dei seminari e dei conventi, anziché al fondo del mare; e se voi non precipiterete nulla, noi vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci diventò pescatore d'uomini: voi pescherete degli amici e li condurrete ai piedi della Cattedra Apostolica. Voi avrete così pescato una rivoluzione in tiara e piviale, preceduta dalla croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che di ben piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo.

Ecco ancora un estratto di una lettera del nome in codice Nubius, capo dell’Alta Vendita, a Volpe, datata 3 aprile 1824:

mi hanno caricate le spalle d'un pesante fardello. Devo fare l'educazione immorale della Chiesa, e giungere con piccoli mezzi ben graduati, benché mal definiti, al trionfo dell'idea rivoluzionaria per mezzo del Papa. In questo progetto che mi è sempre sembrato stupendamente calcolato, noi camminiamo ancora barcollando

Questo piano, che mira alla perversione della gerarchia ecclesiastica, è davvero d’ispirazione diabolica e di realizzazione diabolica. Ma non sono soltanto i nemici della Chiesa ad averlo rivelato, anche i Papi lo hanno più volte denunciato e svelato esplicitamente. Un primo esempio è il piccolo esorcismo composto da Leone XIII, nella sua versione integrale contenuta nel motu proprio del 25 settembre del 1888, il quale a distanza di oltre un secolo ci svela una bruciante verità:

Ecco che astutissimi nemici hanno colmato d’amarezza la Chiesa sposa dell’Agnello immacolato, l’hanno abbeverata d’assenzio, hanno gettato empie mani su tutto quel che in essa è desiderabile. Là dove il Soglio del beato Pietro e la Cattedra della verità accertata furono come una luce per le nazioni, là essi hanno posto il trono dell’abominio della loro empietà; affinché, una volta colpito il pastore, potessero disperdere il gregge.  

San Pio X, nella sua prima enciclica E supremi apostolatus, del 4 ottobre 1903, esprime il timore che l’epoca di apostasia in cui la Chiesa entrava fosse il tempo dell’Anticristo:

ci atterriscono, sopra ogni altra cosa, le funestissime condizioni, in cui ora versa l'umano consorzio. Giacché chi non scorge che la società umana, più che nelle passate età, trovasi ora in preda ad un malessere gravissimo e profondo, che, crescendo ogni dì più e corrodendola insino all'intimo, la trae alla rovina? Voi comprendete, o Venerabili Fratelli, quale sia questo morbo: l'apostasia nei confronti di Dio, e senza dubbio non c’è nulla che conduca più sicuramente alla rovina, stante la parola del profeta: «Ecco che coloro i quali da te si dilungano, periranno» (Psal. LXXII, 26). […] Del che se dubitassimo, dovremmo, ingiustamente, ritenervi o inconsci o noncuranti di quella guerra sacrilega che ora, può darsi in ogni luogo, si muove e si mantiene contro Dio. Giacché veramente contro il proprio Creatore «fremettero le genti e i popoli meditarono cose vane» (Psal. II, 1), talché è comune il grido dei nemici di Dio: «Allontanati da noi» (Iob. XXI, 14). E conforme a ciò, vediamo nei più degli uomini estinto ogni rispetto verso Iddio Eterno, senza più riguardo al suo supremo volere nelle manifestazioni della vita privata e pubblica; che anzi, con ogni sforzo, con ogni artifizio si cerca che fin la memoria di Dio e la Sua conoscenza sia del tutto distrutta. Chi tutto questo considera, bene ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali, che agli estremi tempi son riservati; che già sia nel mondo il figlio di perdizione, di cui parla l'Apostolo (II Thess. II, 5). Tanta infatti è l'audacia e l'ira con cui si perseguita dappertutto la religione, si combattono i dogmi della fede e si adopera sfrontatamente a sterpare, ad annientare ogni rapporto dell'uomo colla Divinità! In quella vece, ciò che appunto, secondo il dire del medesimo Apostolo (Sap. XI, 24), è il carattere proprio dell'Anticristo, l'uomo stesso, con infinita temerità si e posto in luogo di Dio, sollevandosi soprattutto contro ciò che chiamasi Iddio; per modo che, quantunque non possa spegnere interamente in se stesso ogni notizia di Dio, pure, manomessa la maestà di Lui, ha fatto dell'universo quasi un tempio a sé medesimo per esservi adorato: «Si asside nel tempio di Dio mostrandosi quasi fosse Dio» (II Thess. II, 2).
(PIO X, Lettera Enciclica, E supremi apostolatus, 1903)


Ancora san Pio X, nell’enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907, tratta della setta modernista, che è alleata alla setta liberale, e della sua infiltrazione nella Chiesa al fine di sovvertire, confondere e plagiare il clero:

ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gettano su quanto vi è di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo. [….] Fanno le meraviglie costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da parte le intenzioni di cui Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di parlare e di operare. Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond'è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro. Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde. Intaccata poi questa radice della immortalità, continuano a far correre il veleno per tutto l'albero in guisa, che niuna parte risparmiano della cattolica verità, niuna che non cerchino di contaminare. […] Inoltre, nell'adoperare le loro mille arti per nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto; e poiché sono temerari quanto altri mai, non vi è conseguenza da cui rifuggano e che non ispaccino con animo franco ed imperterrito. Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonderle menti, il menar che essi fanno una vita operosissima, un'assidua e forte applicazione ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera. […] Ma voi sapete, o Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassai la fronte per un istante, mala rialzarono subito con maggiore alterigia. […] E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l'una dall'altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni. […] E così continuano il lor cammino, continuano benché ripresi e condannati, celando un'incredibile audacia col velo di un'apparente umiltà. Piegano fintamente il capo: ma la mano e la mente proseguono con più ardimento il loro lavoro. E così essi operano scientemente e volentemente; sì perché è loro regola che l'autorità debba essere spinta, non rovesciata; si perché hanno bisogno di non uscire dalla cerchia della Chiesa per poter cangiare a poco a poco la coscienza collettiva; il che quando dicono, non si accorgono di confessare che la coscienza collettiva dissente da loro, e che quindi con nessun diritto essi si dànno interpreti della medesima.
(PIO X, Lettera enciclica, Pascendi dominaci gregis, 1907)

Pervertendo dal basso verso l’alto l’intera gerarchia cattolica, il modernismo ha diffuso il liberalismo nella Chiesa. Questo piano sovversivo ha richiesto molto tempo prima di giungere ad una completa maturazione, da un lato per la complessità dell’operazione che si estendeva su una realtà molto vasta quale l’intero corpo ecclesiale, dall’altro perché fino a Pio XII i papi continuarono a mantenere intatta la verità della dottrina condannando ogni deviazione. Tuttavia la maturazione avvenne, ed il golpe liberale quale fu quello del 1789 in Francia, si concretizzò in un concilio ecumenico, anch’esso pianificato e predetto dalle società segrete. 


In tal senso ha un ruolo di primaria importanza l’abate Paul Roca (1830-1893), condannato e interdetto dal Sant’Uffizio nel 1888. Sacerdote nel 1858 e canonico onorario nel 1869, oltre ad essere modernista, fu anche socialista e massone, con frequentazioni nel mondo dell’occultismo. Mons. Rudolf Graber, nel suo libro Athanase (Cfr. GRABER, Rudolf, Sant’Atanasio e la Chiesa del nostro tempo, Edizioni Civiltà, Brescia, 1974), cita alcune opere di Roca in cui parla spesso di una “Chiesa novellamente illuminata” dal socialismo di Gesù e dei suoi apostoli. Afferma che «la nuova Chiesa che probabilmente non potrà conservare più nulla dell’insegnamento e della forma primitiva dell’antica Chiesa, riceverà tuttavia la benedizione e la giurisdizione canonica di Roma». Dice inoltre che «il culto divino, cioè la liturgia, il cerimoniale, il rituale, quali sono stati regolati dalle prescrizioni della Chiesa romana, subiranno una trasformazione in seguito a un concilio ecumenico […] che renderà loro la semplicità esemplare dell’età d’oro apostolica, in armonia con la nuova condizione della coscienza e della civiltà moderna». Roca precisa i frutti di questo concilio: «ne verrà fuori una cosa che lascerà il mondo stupefatto, e che getterà il mondo in ginocchio davanti al suo redentore. Questa cosa sarà la civiltà moderna e l’idealità del Cristo e del suo Vangelo. Sarà la consacrazione del Nuovo Ordine Mondiale e il battesimo solenne della civiltà moderna». Aggiunge inoltre che: «un sacrificio si prepara, che offrirà una penitenza solenne […]. Il papato cadrà, morrà sotto il sacro coltello che i Padri dell’ultimo concilio forgeranno. Il Cesare pontificale sarà l’ostia consumata per il sacrificio». Roca è sicuro che tutte queste cose accadranno, a meno che il Signore non lo impedisca. Prevede inoltre che si sarebbe giunti ad una religiosità e ad una «universalità di un cristianesimo col quale si metteranno in armonia tutti i centri religiosi della terra», annuncia inoltre una serie di innovazioni come una nuova religione dell’uomo, annunciata da nuovi preti progressisti, non più celibi, senza abito talare, ecc.
Il modello di Chiesa profetizzato da Roca, oggi è una realtà! Ma il fatto rilevante è che, in anticipo di un secolo, abbia individuato in un concilio ecumenico la definitiva consacrazione del cambiamento della Chiesa. Ciò che è accaduto negli anni sessanta del secolo scorso, quindi, è stato un vero e proprio golpe, ossia un cambio di regime, che ha portato ai vertici della Chiesa i modernisti e i liberali. I piani meditati nelle società segrete, si sono realizzati…c’è dell’altro? 

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