venerdì 27 maggio 2011

La CEI difensor fidei islamica!



Gli attuali esponenti della Chiesa Cattolica, quando si tratta di tutelare le altre religioni, non risparmiano le loro forze. Le dichiarazioni dei soliti vescovi bontemponi, sull’onda della scristianizzazione dell’occidente avviata dopo il concilio Vaticano II, si inseriscono nell’acceso dibattito elettorale che coinvolge diverse città italiane, in primis Milano.
In una conferenza stampa dell’assemblea dei Vescovi che si svolge in Vaticano, mons. Crociata, segretario generale della CEI, afferma che la Chiesa sostiene

l’indicazione del diritto fondamentale della libertà religiosa e quindi a esprimere la propria fede avendo anche la possibilità di disporre di luoghi di culto e di strumenti e mezzi adeguati all’espressione di questo diritto fondamentale. […] La moschea non è un semplice luogo di culto, è qualcosa di più, nel senso che è un luogo sociale, un luogo culturale, un luogo di incontro, e in questo senso è giusto tenere conto di queste caratteristiche e delle esigenze che questo luogo di aggregazione dei musulmani risponda nel principio dell’attuazione, nell’utilizzo pratico, alle esigenze della vita sociale della nostra nazione, della nostra comunità civile italiana, secondo la costituzione e leggi che regolano questa nostra convivenza. (clicca qui)

A quest’elogio della libertà religiosa e dei luoghi di culto islamici fa eco Mons. Mogavero, vescovo di Mazzara del Vallo e presidente del consiglio CEI per gli affari giuridici, che, interpellato dall'ANSA a margine di un convegno alla Grande moschea di Roma, dichiara che

noi non abbiamo nessuna riserva nei confronti dei luoghi di culto, lamentiamo che non sempre ci vengano riconosciuti i diritti di avere anche noi dei luoghi di culto dove li chiediamo, ma non per questo possiamo ripetere qui quell'errore di principio e di carattere umanitario. Chiunque ha la libertà di professare la propria fede e ha il diritto di professarla nei luoghi che gli sono consoni (clicca qui)

Ovviamente questi sono solo gli ultimi dei numerosi proclami liberali che i più importanti esponenti della gerarchia Cattolica dispensano a destra e manca, i quali, in nome della libertà religiosa e dei diritti dell’uomo, piuttosto che pensare alle anime dei propri fedeli cristiani, ficcano il naso negli affari interni delle altre religioni incoraggiandone la crescita e la posperità. Già, i diritti dell’uomo…ma che fine hanno fatto i diritti di Dio?
Il Catechismo di San Pio X (qui) alla domanda “Perché Gesù Cristo istituì la Chiesa?” risponde che “Gesù Cristo istituì la Chiesa, perché gli uomini trovassero in essa la guida sicura e i mezzi  di santità e di salute eterna” infatti “Esser fuori della Chiesa è danno gravissimo, perché fuori non si hanno nè i mezzi stabiliti nè la guida sicura alla salute eterna, la quale per l'uomo è l'unica cosa veramente necessaria”.
Ora, qualcuno mi può spiegare perché i rappresentanti di una Chiesa istituita per diffondere il messaggio della salvezza derivante dalla morte e resurrezione di Gesù Cristo, si diano tanto da fare per promuovere il culto di false religioni? Non c’è una contraddizione imbarazzante in tutto ciò? Questi sacerdoti non provano alcun timore nei confronti di Dio per avere incitato i non cristiani alla costruzione di luoghi di culto per l'adorazione delle loro false divinità, rinunciando in tal modo a convertirli all'unica vera fede? E come si pongono nei confronti di questi significativi passi della Sacra Scrittura?

“Gesú gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14:6)

“E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (At 4:12)

“Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6:40)

“E Gesú di nuovo parlò loro, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita»” (Gv 8:12)

“Chiunque perciò mi riconoscerà, davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, io pure lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10:32-33)

La missione divina affidata alla Chiesa, ovvero la salvezza delle anime nel nome di Gesù Cristo, è stata calpestata in nome di quella rivoluzione liberale che ha investito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Eppure il magistero del passato ci aveva più volte chiaramente avvertito della pericolosità di quelle affermazioni di cui il teatrino “mons. Crociata&Co.” si fa promotore:

notiamo nelle singole persone un atteggiamento che è profondamente contrario alla virtù religiosa, ossia la cosiddetta libertà di culto. Questa libertà si fonda sul principio che è facoltà di ognuno professare la religione che gli piace, oppure di non professarne alcuna. Eppure, fra tutti i doveri umani, senza dubbio il più nobile e il più santo consiste nell’obbligo di onorare Dio con profonda devozione. Tale obbligo deriva dal fatto che noi siamo sempre in potere di Dio, siamo governati dalla volontà e dalla provvidenza di Dio e, da Lui partiti, a Lui dobbiamo ritornare. Si aggiunga che senza religione non può esservi virtù nel vero senso della parola; infatti è virtù morale quella che ha per dovere di condurre a Dio, ultimo e sommo bene per l’uomo; perciò la religione, che determina le azioni che direttamente e immediatamente hanno il fine di onorare Dio , è sovrana e moderatrice di tutte le virtù. E a chi si chiede quale unica religione sia doveroso seguire, tra le molte esistenti e tra loro discordi, la ragione e la natura rispondono: certamente quella che Dio ha prescritto e che gli uomini possono facilmente riconoscere da certi aspetti esteriori con cui la divina provvidenza volle distinguerla, poiché in una questione di tanta importanza ogni errore produrrebbe immense rovine. Perciò, una volta concessa quella libertà di cui stiamo parlando, si attribuisce all’uomo la facoltà di pervertire o abbandonare impunemente un sacrosanto dovere, e conseguentemente di volgersi al male rinunciando a un bene immutabile; questa non è libertà, come dicemmo, ma licenza e schiavitù di un’anima avvilita nel peccato.
(Leone XIII, Lettera Enciclica, Libertas, 1888)

La libertà di culto genera l’indifferentismo religioso. Gregorio XVI non usa mezzi termini per condannare una tale assurdità:

veniamo ora ad un'altra sorgente trabocchevole dei mali, da cui piangiamo afflitta presentemente la Chiesa: vogliamo dire l'indifferentismo, ossia quella perversa opinione che per fraudolenta opera degl’increduli si dilatò in ogni parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire l'eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e dell'onesto.
(GREGORIO XVI, Lettera Enciclica, Mirari Vos, 1832)

Tutto ciò a lungo andare conduce all’ateismo. Leone XIII chiama l’indifferentismo l’ateismo meno il nome, infatti

in materia di religione, poi reputare che non vi sia sostanziale differenza tra eterogenee e contrarie forme di confessioni, conduce chiaramente a non volerne accettare né praticare alcuna. E questo atteggiamento, anche se gli si dà un nome diverso, in sostanza non è nient’altro che ateismo. Chi infatti è convinto dell’esistenza di Dio, se vuole essere logico e non affermare assurdità, capisce necessariamente che le forme di culto esistenti, così diverse e contrastanti tra loro anche su questioni della massima importanza, non possono essere tutte ugualmente credibili, ugualmente vere, ugualmente accette a Dio.
(Leone XIII, Lettera Enciclica, Immortale Dei, 1885)

Questi sono solo alcuni dei pronunciamenti del magistero tradizionale, volto a separare la verità dall'errore, che condannano la libertà religiosa. Alla luce di tutto ciò, sarebbe auspicabile che gli alti esponenti della Chiesa Cattolica, più che improvvisarsi ambasciatori dei diritti umani (i quali si oppongono esplicitamente ai diritti di Dio!) ritornino sui loro passi dimostrando fedeltà alla Sacra Scrittura, ovvero alle parole del nostro unico Salvatore, nonché al magistero della tradizione. Non per nostalgia o per altri fini, ma per la salvezza delle anime.
Ma si sà, il modernismo ha trasformato la Chiesa Cattolica in una religione di regime…il regime dell’ONU, che nasce e si fonda sul culto dell’uomo!


La "meditation room" del palazzo di vetro della Nazioni Unite a New York


Questa camera di meditazione è il prototipo delle “chiese” del futuro dedicate al culto dell’uomo, ovvero uno spazio dove pregare o stare in silenzio con sé stessi, privo di simboli religiosi. Il Papa Paolo VI, nelle sue visite all’ONU, ha pregato davanti a questo altare di un Dio che non ha nome, ma al quale ciascuno, entrando, può dare il nome che vuole. 
 

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