martedì 17 gennaio 2012

LA SICILIA INSORGE: NON LASCIAMOLA SOLA !



In pochi parlano del blocco che in queste ore sta interessando la Sicilia. L'isola è completamente paralizzata da un moto di protesta. L'hanno chiamata la "rivolta dei forconi", ma mi pare riduttivo. Innanzitutto, non sono scesi in piazza soltanto gli agricoltori, come il nomignolo vorrebbe far intendere; al loro fianco, infatti, sfilano anche gli autotrasportatori, uniti nella protesta contro i continui aumenti del carburante,che rendono sempre meno remunerativa la loro attività. In secondo luogo, credo si possa dire di essere arrivati finalmente ad un punto di rottura. I siciliani non sono più disposti a soffrire il cinquantennale disinteresse mostrato dallo Stato nei confronti del settore primario e, ora, anche verso quello dei trasporti. Non vogliono pagare con il sudore della fronte e di tasca propria un debito non loro; non intendono subire le conseguenze di una crisi creata ad arte per sottrarre denaro ai mercati, in modo tale da farlo confluire in forzieri privati. Chiedono misure urgenti: defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica, uso dei fondi europei per arginare la crisi dell’agricoltura, il congelamento delle procedure regionali di riscossione dei tributi, un taglio all'infinita lunghezza della filiera. Ma chiedono anche sostegno e partecipazione: vogliono chiamare a raccolta "Agricoltori, Commercianti, Artigiani, Operai, Autotrasportatori, Braccianti agricoli  e quanti vogliono decidere le sorti di questa terra e dei loro figli", (così si legge sul loro manifesto). Tutti sono invitati alla mobilitazione "contro  questa classe dirigente che vuole farci pagare il conto. Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Siamo siciliani veri ed invendibili".
Speriamo che lo siano sul serio, che vadano in fondo con la protesta e che non si fermino fino a quando non avranno ottenuto concretamente ciò che chiedono. Fatti, dunque, non parole. Il tempo delle vane promesse è finito. La gente ha fame; i lavoratori, (quelli veri, non i soliti frequentatori dei salottini buoni del Paese), pure ed iniziano ad alzare la voce. Chiedono semplicemente di poter lavorare in maniera concorrenziale e remunerativa. Mi sembrano richieste più che ragionevoli, specie se si considera che stiamo parlando principalmente del settore primario: un settore che con tutte le eccellenze agro-alimentari che possiamo vantare in Italia, se ben supportato dalla politica, potrebbe dare una quantità infinita di occupazione e generare una ricchezza incalcolabile ma che, ciò malgrado, viene continuamente abbandonato a se stesso.
Allora, sosteniamo questa gente. Non lasciamola sola. Non ignoriamola come stanno facendo tutti i media nazionali, (forse per timore che dalla Sicilia possa accendersi il fuoco della rivolta contro la stretta mortale degli usurai). Facciamo sentire la nostra vicinanza e il nostro appoggio, dando visibilità alla loro disperata iniziativa. Se ci rimane un minimo di coraggio e di orgoglio poi, cerchiamo di unirci al loro moto di protesta. Prendiamo anche noi i forconi e scendiamo sul campo di battaglia. L'Italia ha davvero bisogno di noi. In piedi!

Roberto Marzola.

Fonte: Ritorno alla Tradizione

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