venerdì 11 maggio 2012

LETTERA AL CONSIGLIO GENERALE DELLA FRATERNITA' S. PIO X




Ieri abbiamo pubblicato la lettera che Mons. Fellay ha inviato ai tre vescovi della Fraternità in risposta ad una loro lettera che di seguito pubblicheremo anche per comprendere meglio, nella loro interezza, entrambi i documenti.
Ringrazio l'amico Matteo Luini per la traduzione del testo.

LETTERA AL CONSIGLIO GENERALE DELLA FRATERNITA' S. PIO X

7 Aprile 2012

Signor il Superiore Generale,

Signor il Primo Assistente

Signor il Secondo Assistente



Da più  mesi, come molti sanno, il Consiglio generale della FSSPX considera seriamente delle proposte romane in vista di un accordo partico, dato che le discussioni dottrinali dal 2009 al 2011 hanno provato che un accordo dottrinale è impossibile con la Roma attuale. Con questa lettera i tre vescovi della Fraternità San Pio X che non fanno parte del Consiglio dottrinale vorrebbero far sapere l'unanimità della loro opposizione formale a ogni accordo possibile.

Sicuramente, da entrambi i lati dela divisione attuale fra la chiesa conciliare e la FSSPX molti desiderano che l'unità cattolica si ricomponga. Onore a costoro, da una parte e dall'altra. Ma la realtà che domina tutto, e alla quale tutti questi desideri sinceri devono cedere, è che dopo il vaticano II le autorità ufficiali della Chiesa si sono separate dalla verità cattolica, e oggi si mostrano determinate come sempre a restare fedeli alle pratiche ed alle dottrine Conciliari. Le discussioni romane, il “preambolo conciliare” ed Assisi III ne sono esempi lampanti.  

Il problema posto ai Cattolici dal Concilio Vaticano II è profondo. In una conferenza che sembra essere stata l'ultimo testamento dottrinale di mons. Lefebvre, data a dei preti della sua Fraternità ad Econe sei mesi prima della sua morte, dopo aver brevemente riassunto la storia del cattolciesimo liberale uscente dalla Rivoluzione francese ha ricordato come i Papi abbiano sempre combattuto questo tentativo di riconciliazione fra la Chiesa ed il mondo moderno, e ha dichiarato che il combattimento della Fraternità contro il Vaticano II è esattamente lo stesso combattimento. Ha concluso:

“Più si analizzano i documenti del Concilio vaticano II e la loro interpretazione data dalle autorità della Chiesa, più ci si rende conto che non si tratta né di errori superficiali né di qualche errore particolare come l'ecumenismo, la libertà religiosa,  la collegialità, ma piuttosto di una perversione totale dello spirito, di tutta una nuova filosofia basata sul soggettivismo... e' molto grave! Una perversione totale! E' davvero deprimente...”

Ora, il pensiero di Benedetto XVI è, a tal riguardo, migliore di quello di Giovanni Paolo II? Basta leggere lo studio di uno di noi tre su La fede al pericolo della ragione per erndersdi conto che il pensiero del Papa attuale è ugualmente impregnato di soggettivismo. C'è la fantasia soggettivistica dell'uomo al posto della realtà oggettiva di Dio. E' tutta la religione moderna sottomessa al mondo moderno. Come si può credere che un accordo pratico metta a posto tale problema?

Ma, ci si dirà, Benedetto XVI è veramente benevolo verso la Fraternità e la sua dottrina. In quanto soggettivista può benissimo esserlo, perchè i liberali soggettivisti possono tranquillamente tollerare anche la verità, ma non se essa rifiuta di tollerare l'errore.  Ci accetteranno entro il quadro del pluralismo relativista e dialettico, a condizione di restare entro la “piena comunione” in rapporto all'autorità e verso le altre “realtà ecclesiali”. Ecco perchè le autorità romane possono tollerare che la Fraternità continui ad insegnare la dottrina cattolica, ma non potrebbero mai approvare che essa condanni la dottrina conciliare. Ecco perchè un accordo semplicemente pratico farebbe tacere progressivamente, da parte della Fraternità, ogni critica al Concilio ed alla nuova messa. Cessando di attacare queste vittorie, che sono le più importanti di tutta la Rivoluzione, la povera Fraternità cesserà necessariamente di opporsi all'apostasia universale della nostra disgraziata epoca ed essa stessa affonderà in un pantano. In ultima istanza, chi ci garantirà di rimanere come siamo e ci proteggerà dalla Curia romana e dai vescovi? Il Papa Benedetto XVI?

Si fa un bel negare, ma un tale slittamento è inevitabile. Non si vedono già nella Fraternità dei sintomi di questa diminuzione nella confessione della fede? Oggigiorno, purtroppo, è il contrario che sarebbe “anormale”. Poco prima delle consacrazioni del 1988, quando molte brave persone insistettero presso mons. Lefebvre affinchè facesse un accordo pratico con Roma in modo da aprire un grande campo di apostolato, disse il suo pensiero ai quattro consecrandi: “un grande campo d'apostolato potrà essere, ma nell'ambigiutà, e seguendo due direzioni opposte alla fede, il che avrebbe finito per farci impurtridire.” Come obbedire e continuare a predicare tutta la verità? Come fare un accordo senza che la Fraternità “marcisca” nella contraddizione?

Un anno più tardi, Roma sembrò fare dei gesti di vera benevolenza verso la Tradizione, ma monsignor Lefebvre continuò a rifiutare. Aveva paura che non si trattasse che di “manovre per separare da noi il più gran numero di fedeli possibile. Ecco la prospettiva nella quale sembrano cedere ogni giorno un po' di più ed allo stesso tempo andare molto lontano. Noi dobbimo convincere la nostra gente che non si tratta che di una manovra, che è pericoloso metterci nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista. E' il più grande pericolo che ci minaccia. Se noi lottiamo per 20 anni per resistere agli errori conciliari, non è per metterci ora nelle mani di quelli che professano tali errori.”  Al seguito di mons. Lefebvre, il compito della Fraternità è, più che denunciare gli errori chiamandoli col loro nome, di opporsi alle autorità che li diffondono. Come potrebbe conciliare un accordo e questa resistenza alle autorità pubbliche, fra le quali il Papa? E dopo aver lottato per 40 anni, la Fraternità dovrà adesso mettersi nelle mani dei modernisti e liberali dei quali abbiamo constatato la pertinacia?

Monsignore, padri, vogliate fare attenzione, conducete la Fraternità ad un punto al quale non potrà più invertire il cammino, ad una profonda divisione senza ritorno, e se voi arriverete ad un accordo, a delle possenti forze distruttrici che non sopporterà. Se fino ad oggi i vescovi della Fraternità l'hanno protetta, è precisamente perchè monsignor Lefebvre ha rifiutato un accordo pratico. Dato che la situazione non è sostanzialmente cambiata dato che la condizione emessa dal Capitolo del 2006 non si è minimamente realizzata (cambiamento dottrinale di Roma che permetterebbe un accordo pratico), ascoltate ancora il vostro Fondatore. Ha avuto ragione per 25 anni. Ha ragione ancora oggi. In suo nome, vi scongiuriamo: non impegnate la Fraternità in un accordo puramente pratico.

Con i nostri saluti più cordiali e fraterni, in Cristo e Maria

Mgr. Alfonso de Gallareta

Mgr. Bernard Tissier de Mallerais

Mgr. Richard Williamson

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.